Agente sequestrato e picchiato in carcere a Sanremo, il sindacato insorge «Gestione fallimentare del sistema penitenziario»

Le dichiarazioni di Fabio Pagani segretario regionale della UIL PA Polizia Penitenziaria
Sanremo. «L’episodio di ieri nel carcere Valle Armea dove un agente è stato sequestrato e ferito, intorno alle 12 da due detenuti italiani , ristretti nel reparto degenza dell’istituto penitenziario matuziano, costituisce un gravissimo episodio. Il poliziotto – dichiara Fabio Pagani segretario regionale della UIL PA Polizia Penitenziaria ‐ era titolare del reparto, ove sono ristretti 15 detenuti, è stato aggredito e sequestrato dai due detenuti che hanno prima puntato una arma rudimentale appuntita al collo del poliziotto , tentando di sottrargli anche le chiavi della sezione» .
Scattato l’allarme, sono giunti sul posto i rinforzi , che sono riusciti a riportare i due detenuti alla calma e a farli desistere. «Questa, semmai ce ne fosse stato bisogno – prosegue il leader della UIL PA PP ‐ è l’ennesima dimostrazione di quanto sia fallimentare l’attuale gestione del sistema penitenziario italiano soprattutto a Sanremo ( 270 detenuti ristretti ) denominatore comune al loro interno è costituito da atti di intolleranza e di violenza, soprattutto ai danni dei poliziotti, che si ripetono con una preoccupante frequenza senza che nessuno si preoccupi di adottare adeguati provvedimenti. Il senso d’impunità che si respira nelle carceri italiane – rincara Pagani– favorisce il proliferare di eventi critici. Ciò che è drammatico, se fosse confermato, è che il gesto in questione pare abbia all’origine da un desiderio dei due detenuti di essere trasferiti ad altra sede. L’auspicio – conclude Pagani – è quello che il Governo inserisca prioritariamente nella propria agenda il problema delle aggressioni e degli eventi critici al fine di individuare soluzioni concrete perché è inammissibile che la Polizia Penitenziaria, debba combattere in piena solitudine , disarmata e senza ausilio di strumenti di alcun genere anti aggressione – debba attendere alle esigenze di 60/80/100 detenuti. Non si può più accettare che il rapporto sia un agente, una sezione a prescindere dai detenuti che contiene sia in termini numerici, sia dal loro livello di pericolosità».