Il reportage |
Cronaca
/
Ventimiglia
/

Ventimiglia, sul sentiero dei migranti dove l’Europa finisce. Lo Stato è assente: in 300 vivono in strada

3 aprile 2021 | 08:30
Share0

Se la Francia non vuole i migranti, l’Italia li accoglie senza dar loro accoglienza

Ventimiglia. Ogni sera circa 300 persone dormono in mezzo alla strada dopo aver ricevuto, sempre per strada, un po’ di cibo e qualcosa da bere. Sono uomini, donne, anche bambini che l’Europa non vede e che nessuno accoglie. Arrivano alla spicciolata nella città di confine con un solo obiettivo: superarlo, quel confine. Ma la Francia, violando Schengen, da anni ha alzato un muro invisibile, ma altissimo. Un muro che per molti migranti resta invalicabile per giorni, settimane. Poi si apre una breccia, una finestra di cielo: e uomini, donne, bambini passano. Così in silenzio, come erano arrivati, non senza fatica spariscono per raggiungere una meta lontana dove sentirsi, forse, più sicuri.

Se la Francia non vuole i migranti, l’Italia li accoglie senza dar loro accoglienza. E così, da quando il 31 luglio del 2020, è stato smantellato il Campo Roja, gli stranieri che arrivano a Ventimiglia non hanno un posto dove andare, anche solo per qualche giorno, in attesa di superare la frontiera. «La verità spesso è così semplice ed elementare che appare incredibile», diceva lo scrittore Giovannino Guareschi. E nel caso dell’accoglienza rifiutata ai migranti, la cosa incredibile è che si continui a negarla, la verità. Del bando per la creazione di un nuovo “campo di transito”, così come viene chiamato il centro che dovrà, forse un giorno, accogliere gli stranieri, non si sa più nulla. E quando, qualche mese fa, il prefetto lo aveva accennato ai sindaci, il fuggi fuggi è stato generale: per i migranti, non c’è posto. Poi il silenzio.

E quindi, nonostante le continue lamentele dei cittadini, giustamente infastiditi dalla presenza di chi, non per scelta, si accampa dove può, si continua a rimandare: tanto, di migranti non ce ne sono poi così tanti, a Ventimiglia.

Però loro ci sono, invisibili, ma veri. Ci sono che chiedono un pezzo di pane bussando alle porte della Caritas o radunandosi a Grimaldi, vicino alla frontiera di Ponte San Luigi, dove alcuni volontari, molti dei quali stranieri, danno loro ristoro.

Ci sono, la sera, sul piazzale di Roverino, a giocare a pallone e ballare, forse per sentirsi vivi. Perché essere invisibili, alla lunga, può far pensare anche di non esserlo, esseri umani in carne e ossa.

Ci sono che la mattina o la sera saltano sulle corsie dell’autostrada, passando da una breccia sulla rete, nella speranza di raggiungere la Francia. O affrontano un lungo cammino, valicando il “Passo della Morte” come molte migliaia di persone prima di loro.

Ci sono, respinti dalla Francia, che tornano indietro e raccontano della polizia francese che li ha ammanettati, che ha dato loro un foglio con scritto “refus d’entrée” perché “sans papier”, senza documenti.

Lasciano tracce, lungo il cammino: vestiti, scarpe, mascherine, avanzi di cibo, bottiglie vuote. E c’è chi sa che ci sono, solo per questo: per una montagnola di rifiuti abbandonati vicino alla frontiera.