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Sanremo, la chiesa di Santo Stefano passa alla diocesi. L’annuncio del vescovo Suetta

17 aprile 2021 | 14:31
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Sanremo, la chiesa di Santo Stefano passa alla diocesi. L’annuncio del vescovo Suetta

La cura pastorale è stata affidata al giovane don Emanuele Longo

Sanremo. La chiesa di Santo Stefano, sita in piazza Gian Domenico Cassini, a Sanremo, è da oggi parte del patrimonio diocesano. Lo annuncia il vescovo Antonio Suetta. A donarla alla comunità sono stati i padri gesuiti.

L’atto, rogato il 16 aprile dal notaio Cesare Parola, a Cuneo, ha sancito la conclusione di un lungo iter burocratico volto a preservare un patrimonio di fede ed arte di grande rilievo per tutta la cittadinanza.

È noto dalle fonti che molti fatti significativi della storia sanremese siano legati a questo edificio, pur ricostruito a partire dal XVII secolo proprio in concomitanza con l’arrivo in città della Compagnia di Gesù. Tra le opere d’arte di rilievo che ornano l’edificio spicca senza dubbio la tela realizzata dal gesuita padre Andrea Pozzo – noto per le illusionistiche prospettive realizzate ad affresco raffigurante “Sant’Ignazio di Loyola che impone l’abito dell’Ordine gesuitico a San Francesco Borgia” (1680-90), ospitata nella cappella Borea, intitolata al Santo. La tela aveva ben figurato nella mostra lui dedicata a Trento, sua città natale, dando modo di far apprezzare Sanremo anche per il suo peculiare patrimonio storico-artistico.

Dopo la dipartita dei padri, avvenuta nel 2011, la diocesi aveva preso in carico l’officiatura della chiesa, attraverso la stipula di un comodato d’uso, dando così una risposta concreta a quanti avevano manifestato il proprio sentito dispiacere per la sua chiusura e, più in generale, per la perdita del prezioso contributo offerto dall’ordine a questa città.

La cura pastorale è stata affidata al giovane don Emanuele Longo, che in essa celebra la santa liturgia nella forma straordinaria del Rito Romano (edizione 1962), autorizzato dal Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Joseph Ratzinger.

Nei mesi a venire verrà definita anche la destinazione finale dell’ex convento, escluso dalla donazione alla Diocesi.