Perinaldo, accusato di apologia di terrorismo: ecco perché il tribunale di Genova ha archiviato il caso di Mohamed Hanachi

21 aprile 2021 | 13:10
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Perinaldo, accusato di apologia di terrorismo: ecco perché il tribunale di Genova ha archiviato il caso di Mohamed Hanachi
Perinaldo, accusato di apologia di terrorismo: ecco perché il tribunale di Genova ha archiviato il caso di Mohamed Hanachi
Perinaldo, accusato di apologia di terrorismo: ecco perché il tribunale di Genova ha archiviato il caso di Mohamed Hanachi

Fine di un incubo per il muratore di Perinaldo

Perinaldo. Il gip del tribunale di Genova Cinzia Perroni ha disposto l’archiviazione delle indagini della polizia postale di Imperia nei confronti di Mohamed Hanachi, tunisino da anni residente in Italia, che nel 2016 era stato accusato di istigazione e apologia del terrorismo per alcuni post trovati dagli agenti sulla pagina Facebook dell’uomo: un profilo aperto a tutti gli utenti del social network ma con una bacheca dei commenti visibile unicamente agli amici.

«Fotografie e filmati riferiti ad azioni di guerra riconducibili alla organizzazione terroristica denominata Hamas nonché fotomontaggi raffiguranti ipotetici attacchi terroristici nei confronti di obiettivi simbolo dell’Occidente e dei Paesi arabi moderati, quali la tour Eiffel di Parigi, le piramidi della Valle dei Re in Egitto, la statua della libertà di New York ed il Burj Khalifa di Dubai», si legge nelle carte dell’indagine.

Un’accusa dalla quale Hanachi, muratore molto conosciuto a Perinaldo, si è sempre difeso, chiedendo ripetutamente di essere interrogato dagli inquirenti per fornire la propria versione dei fatti. A difenderlo, il suo legale di fiducia, l’avvocato Alessandro Gallese.
A richiedere al gip l’archiviazione è stato lo stesso sostituto procuratore titolare dell’indagine, Federico Manotti. «L’indagato si è sottoposto ad interrogatorio ed ha depositato memoria difensiva – scrive il pm – Ritenuto che le giustificazioni fornite dall’indagato consentono di operare una ricostruzione dei fatti alternativa a quella degli inquirenti: in particolare l’indagato ha riferito che le foto ed i filmati pubblicati erano stati da lui reperiti da fonti aperte, perlopiù giornalistiche, e comunque, deve effettivamente rilevarsi, erano stati pubblicati senza alcun commento». E non è tutto: molti post non erano stati nemmeno pubblicati da Hanachi ma da altre persone che lo avevano taggato, senza che lui nemmeno li commentasse. «Infine – si legge ancora nelle carte giudiziarie – Per quanto concerne i fotomontaggi indicati nel capo di incolpazione, nella memoria difensiva viene fornita una plausibile spiegazione della loro pubblicazione che li caratterizzerebbe quale momento di denuncia dei bombardamenti israeliani e non come incitamento alla commissione di attentati terroristici».

Il pubblico ministero ha per questo ritenuto “inidonei” gli elementi acquisiti nel corso delle indagini. Una tesi, quella sostenuta dal pm, accolta in toto dal gip che ha disposto l’archiviazione delle indagini: la fine di un incubo per Hanachi e per la sua famiglia.