Sanremo, l’8 marzo delle donne dell’Arma dei Carabinieri: passione, capacità e tenacia al servizio dei più fragili
3mila le donne nella Benemerita: una professione complessa, quella dei carabinieri, ma che si concilia anche con il ruolo di madre
Sanremo. L’8 marzo, le donne dell’Arma dei Carabinieri lo hanno trascorso come tutti gli altri giorni dell’anno: negli uffici delle stazioni e sulle strade della provincia di Imperia, sempre vicine ai cittadini che necessitano del loro aiuto. Come da 20 anni, da quando nel 2000 le forze armate in Italia iniziarono ad arruolare anche le donne, i militari della Benemerita, uomini e donne che siano, lavorano fianco a fianco con il solo obiettivo di tutelare i più fragili dai soprusi e dalle ingiustizie, garantendo sempre l’ascolto di chi ha bisogno. E proprio per questo, l’apporto delle donne nell’Arma ha un ruolo centrale anche per ciò che rappresentano in quanto Carabinieri, quando, ad esempio, si trovano ad ascoltare e rassicurare una donna maltrattata dal compagno, raccogliere la testimonianza di un anziano truffato, riuscire a comprendere anche solo da uno sguardo il grido d’aiuto di un bambino vittima di abusi.
Proprio oggi, contro le violenze domestiche e di genere, è operativo l’applicativo “SCUDO”, un software ad uso esclusivo delle forze dell’ordine, grazie al quale si potranno consultare e implementare le banche dati in interventi sia da “codice rosso”, sia a rischio di violenza.
Oggi nell’Arma ci sono circa 3mila donne. L’ingresso nella Benemerita è stato disciplinato in modo graduale per cercare di favorire al meglio l’integrazione, provvedendo a formare, prima, il personale femminile che ha poi messo a disposizione delle nuove leve le esperienze e le conoscenze necessarie. Sono stati, quindi, banditi concorsi per reclutare, nell’ordine, donne ufficiali, poi marescialli ed infine carabinieri. Le prime ufficiali donne a indossare le stellette nell’Arma dei Carabinieri, nell’anno 2000 vinsero il concorso per tenenti in servizio permanente effettivo del ruolo tecnico logistico amministrativo, nella specialità Psicologia. Al termine del corso di formazione, sono state nominate capitano e immesse nella vita militare in cui hanno fatto, in pratica, da battistrada per tutte le future colleghe.
Da qui, le donne hanno ricoperto via via tutti i ruoli dell’Arma: ufficiali e marescialli, brigadieri, appuntati e carabinieri. Sono, ormai, inserite in tutte le organizzazioni: centrale, territoriale, addestrativa, mobile e speciale, a eccezione dei battaglioni impiegati nell’ordine pubblico. Le donne sono state impiegate anche nelle missioni all’estero, in cui hanno fornito un validissimo contributo alle operazioni di pace, soprattutto nelle zone a religione islamica, dove hanno favorito i contatti con la popolazione femminile locale.

Le donne nell’Arma hanno le stesse tutele delle altre dipendenti della Pubblica Amministrazione, per cui è sempre possibile conciliare la propria vita privata con quella lavorativa, ma i Carabinieri vedono la loro esistenza professionale come una mission, per cui quando è necessario (per esempio, nel caso in cui si debba sostenere una vittima di violenza di genere, assistere un minore ovvero prestare aiuto alla popolazione durante i servizi di controllo del territorio o ancor più in occasione di calamità naturali, come nell’ultimo evento alluvionale) nessuno bada più al passare del tempo: ci sono tutti i Carabinieri, nel rispetto del motto istituzionale #possiamoaiutarvi.
Una professione complessa, che richiede competenze, equilibrio, capacità e tenacia, che offre la possibilità di sentirsi parte di un’Istituzione storica, nella consapevolezza di agire per il bene comune e di poter fare qualcosa per gli altri, perfettamente conciliabile con sia l’essere donna, sia con l’essere mamma.
Si è appena concluso il bando di concorso per l’Accademia Militare di Modena, mentre è in atto quello per l’11° Corso Allievi Marescialli (il termine per la presentazione delle domande scadrà il 15 marzo prossimo).