«Rischioso riaprire le scuole il 7 gennaio», i sindacati chiedono di rinviare al 18
«Con il Ministero non c’è nessun tipo di confronto, i dirigenti scolastici sono stremati, le famiglie confuse, i docenti si stanno reinventando modalità didattiche per tenere insieme gruppi in classe e in Ddi», dichiara Maddalena Gissi di Cisl Scuola
Slittare la riapertura delle scuole al 18 gennaio. É quanto chiedono i dirigenti sindacali di Snals, Cisl Scuola e Uil Scuola al Governo in vista dell’imminente riapertura, ad oggi prevista per il 7 gennaio, data ritenuta però troppo rischiosa.
«Stiamo prendendo atto dei problemi dell’aumento dei contagi di questi giorni. Il 18 gennaio potremmo già avere un’idea dell’andamento epidemiologico e decidere a ragion veduta», dichiara Elvira Serafini, segretario dello Snals, Sindacato nazionale autonomo lavoratori scuola all’Ansa.
Le fa eco Maddalena Gissi, segretario generale di Cisl Scuola: «Con il Ministero non c’è nessun tipo di confronto, i dirigenti scolastici sono stremati; continuano a fare e rifare orari per le attività didattiche in presenza al 50%. Le famiglie sono confuse, i docenti si stanno reinventando modalità didattiche per tenere insieme i gruppi in classe e quelli in Ddi».
«Gli studenti rientreranno e studieranno normalmente a seconda della consistenza economica ed organizzativa delle loro regioni – prosegue la Gissi – . C’è una dissociazione schizofrenica tra quanto si dice sulla necessità di rientrare a scuola e quanto si riesce a mettere in campo realmente! Manca un’idea complessiva di sistema e tutto passa attraverso soluzioni tampone che non fanno il bene dei nostri alunni e del futuro del Paese. Il 7 si rientrerà? La soluzione sarà estratta il giorno della Befana come succedeva un tempo con la Lotteria Italia!».
«E’ un errore scaricare sulla scuola le evidenti inadempienze diffuse che la scuola e il futuro del paese subisce e subirà nel tempo, sarebbe ora di tornare all’unità e al consenso – ha dichiarato Pino Turi, dirigente sindacale di Uil Scuola – . Le forzature e lo scaricabarile sulle responsabilità non fa bene alla scuola e al futuro dell’Italia. Dall’emergenza si esce tutti insieme e se si torna al dialogo e al confronto, per questo ci vuole cultura di governo e se ne vede veramente poca».