Ospedaletti, Villa Sultana continua a crollare. Il sindaco: «Intervenga lo Stato, divenga sede del Comune»

25 gennaio 2021 | 11:27
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Ospedaletti, Villa Sultana continua a crollare. Il sindaco: «Intervenga lo Stato, divenga sede del Comune»

Dai lavori di pulitura emerge nuovo cedimento nell’ala nord-ovest

Ospedaletti. Continua inesorabile il decadimento di Villa Sultana, ex primo casinò d’Italia. Dall’ultimo intervento di pulizia straordinaria eseguito dalla proprietà (la Sapeco Srl) su “ordine” del Comune, è emerso un nuovo cedimento del tetto localizzato nell’ala nord-ovest dell’edificio. Impossibile stabilire quando il crollo si sia verificato con esattezza, essendo rimasto coperto per diverso tempo dalla vegetazione selvaggia ma si ipotizza che sia stato causato dalle forti piogge dell’anno passato.

Cosa ne sarà di Villa Sultana tra qualche anno? A domandarselo sono in molti a Ospedaletti, a partire dal sindaco Daniele Cimiotti che dopo anni di inerzia è riuscito nell’impresa di restituire alla vista dei suoi concittadini quel che rimane del palazzo in stile liberty di corso Regina Margherita che conserva ancora oggi il suo fascino, malgrado tutto: idanni e gli incendi che si sono susseguiti nel corso del tempo.

Se sarà l’opera di un imprenditore privato o la mano dello Stato a salvare il salvabile è difficile dirlo. Per il primo cittadino l’unica possibilità di recupero è legata all’investimento dello Stato. E’ a tal proposito che nei mesi scorsi si era rivolto con una lettera al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, chiedendo l’interessamento del governo per Villa Sultana. La sua particolare architettura, tutelata dalla sovrintendenza, non lascia grandi spazi di manovra all’eventuale investimento di privati, essendo la struttura composta di ampi saloni con soffitti che sfiorano gli 8 metri di altezza. Per il sindaco, il salvataggio e la conseguente restituzione alla comunità dell’ex casino può passare per una sola ed unica sfida: l’acquisizione in capo allo Stato del bene e la sua trasformazione in edificio a destinazione pubblica, magari proprio quel nuovo Comune che la città delle rose attende di realizzare da decenni.