Riesame

Metodo mafioso nell’omicidio di Ventimiglia, il giudice valuta aggravante contestata a Pellegrino

Fedele, pregiudicato per reati di droga, è stato trovato morto lo scorso 21 ottobre in una scarpata di frazione Calvo

Probabile omicidio Ventimiglia

Bordighera. Si è riservato per la decisione, il giudice del Tribunale del Riesame di Genova, al quale l’avvocato Luca Ritzu, legale di Domenico Pellegrino, 23 anni, presunto killer del 60enne Joseph Fedele, ha chiesto di rivedere la posizione del proprio assistito in merito all’aggravante mafiosa contestata dal pm della Ddi di Genova Marco Zocco.

«La matrice mafiosa è frutto di una ricostruzione che si basa solo su dato medico del dottor Luca Tajana (il perito al quale è stata affidata l’autopsia di Fedele, ndr), il quale afferma che ci sono due fori di diverse dimensioni – ha dichiarato l’avvocato Ritzu in aula -. Questo metodo, secondo noi, non è idoneo per dimostrare la dinamica dell’omicidio». Secondo la tesi della difesa, dunque, andrebbe tolta dall’accusa di omicidio l’aggravante mafiosa.

Fedele, pregiudicato per reati di droga, è stato trovato morto lo scorso 21 ottobre in una scarpata di frazione Calvo, a Ventimiglia. Causa della morte, avvenuta circa un mese prima, sono stati almeno due colpi di arma da fuoco, esplosi con due pistole di calibro diverso: un colpo ha colpito il sessantenne alla fronte, l’altro, quello “di grazia”, alla nuca. Questo il motivo per cui nella sua relazione, il pm Zocco ha contestato il 416 bis «avendo – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – gli autori agito avvalendosi delle condizioni previste all’articolo, con le modalità tipicamente adottate da appartenenti a sodalizi di ‘ndrangheta (sparando alla vittima un colpo alla parte superiore del cranio e un successivo colpo alla nuca) tali da richiamare alla mente e alla sensibilità del soggetto passivo il comportamento tipico di chi appartiene a un sodalizio ndranghetista». 

Secondo la pubblica accusa Pellegrino non avrebbe agito da solo: l’ipotesi di un complice nasce dalla diversa grandezza dei due fori di entrata, che fa presumere a due pistole di differente calibro. Nessuna delle armi è stata ritrovata. L’assassinio, secondo quanto dichiarato da Domenico Pellegrino, reo confesso, sarebbe avvenuto al culmine di una lite per la compravendita dell’auto di Fedele e si sarebbe consumato in un furgone.

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