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Campo per migranti a Ventimiglia, lanciata petizione «riservata ai non residenti»

19 gennaio 2021 | 15:05
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Campo per migranti a Ventimiglia, lanciata petizione «riservata ai non residenti»
Campo per migranti a Ventimiglia, lanciata petizione «riservata ai non residenti»
Campo per migranti a Ventimiglia, lanciata petizione «riservata ai non residenti»

Lanciato su change.org dalle 6000 sardine ponentine

Ventimiglia. L’associazione “6000 sardine ponentine” ha lanciato una petizione su change.org per richiedere la riapertura del Campo Roja a Bevera, frazione di Ventimiglia, che fino al luglio scorso ha ospitato i migranti in transito. Fin qui niente di strano. Sono molte le associazioni, infatti, che stanno raccogliendo firme per la stessa causa, visto soprattutto che gli stranieri che raggiungono Ventimiglia non hanno nessun rifugio per difendersi dal freddo dell’inverno.

Ma la raccolta firme lanciata dalle “sardine” è particolare: la possono sottoscrivere tutti tranne i residenti di Ventimiglia, ovvero le persone che più di altri avrebbero diritto di esprimersi sulla gestione del territorio in cui vivono, anche perché, come i promotori stessi scrivono, «La chiusura del Campo Roja a Ventimiglia ha aggravato la situazione dei migranti in transito al confine Italo-Francese, e sono cresciuti i problemi per la città di Ventimiglia provata dalla mancanza di una chiara politica di accoglienza nazionale».

«Chiediamo – si legge nel testo della petizione – La riapertura del Campo Roja o l’organizzazione di una struttura adeguata ai migranti in transito che chiedono informazioni legali sulla normativa italiana e francese, sui rischi di un attraversamento illegale del confine, indicazioni sulle opportunità di accoglienza e sulle comunità alloggio per i minori stranieri non accompagnati. In epoca COVID-19 inoltre è sempre più complesso effettuare screening sanitari tra i migranti che stazionano nella zona di confine.  Chiediamo alle istituzioni competenti di creare un presidio territoriale incentrato sulla prima accoglienza, in grado di garantire un bilanciamento fra i diritti umani basilari delle persone in transito e il diritto alla salute pubblica».