Amadeus sullo slittamento del Festival: «Se lo posticipi a maggio non è Sanremo ma il Festivalbar»
«O siamo compatti oppure ci rivediamo nel 2022. Un evento blindato non serve a niente, passerebbe alla storia come il Sanremo del Covid», ha dichiarato il direttore artistico
Sanremo. «Chiarisco una cosa: non vorrei che sembrasse che mi sono intestardito a fare Sanremo a tutti i costi. Lo deve volere la Rai, la discografia e la città di Sanremo, lo dobbiamo volere tutti: o siamo compatti e lavoriamo per farlo al meglio oppure ci rivediamo nel 2022. La Rai è compatta, ma il fronte deve essere unito anche nei confronti di tutte le polemiche, sennò sembra il classico armiamoci e partite».
Sono le parole che Amadeus, direttore artistico della 71° edizione del Festival di Sanremo, ha rilasciato in un’intervista al Corriere della Sera in merito alle polemiche sorte intorno alla celebre kermesse canora. Polemiche nate anche all’interno di Palazzo Bellevue, con la Lega che chiede a gran voce uno slittamento a maggio dell’evento.
Sono in molti a temere che il Festival non possa svolgersi in sicurezza, data l’emergenza sanitaria attualmente in corso che ha già portato all’annullamento del palco in piazza Colombo nei giorni scorsi:
«Io sono sempre stato chiaro: o Sanremo si fa in sicurezza, perché la salute viene al primo posto, oppure non si fa – dichiara Amadeus – . Abbiamo l’esempio di Sanremo Giovani: è stato fatto in un teatro piccolo, con tanti cantanti e tecnici che si sono avvicendati sul palco. È andato tutto bene: non abbiamo avuto mezzo problema. Se il protocollo sanitario è preciso le cose si possono fare. Con Sanremo Giovani la Rai lo ha dimostrato».
Il direttore artistico si dice invece contrario ad un possibile slittamento della kermesse: «Se lo posticipi a maggio non è Sanremo, ma il Festivalbar. E poi chi ci dice che a maggio avremo lasciato le mascherine e potremo abbracciarci tranquillamente? Se così fosse firmerei subito, ma a maggio probabilmente saremo più o meno nella stessa situazione. Quindi spostarlo per trovarsi con gli stessi problemi non avrebbe senso».
Amadeus replica anche a chi si lamenta per la possibilità di svolgere il Festival di Sanremo, che si tiene all’Ariston, mentre cinema e teatri in tutta Italia sono chiusi: «Penso che con le dovute accortezze, i distanziamenti e i numeri ridotti, teatri e cinema dovrebbero riaprire. Nel caso di Sanremo però parliamo di uno studio televisivo, come succede per tanti altri programmi».
Per quanto riguarda il pubblico, sembra ormai certo che sarà composto da figuranti: «Pensiamo a figure contrattualizzate che sono parte integrante dello spettacolo nel rispetto del Dpcm. Con le giuste distanze possiamo arrivare a 380 persone in platea, mentre la galleria sarà ovviamente chiusa. Dobbiamo offrire al pubblico a casa e agli artisti che sono sul palco la possibilità di avere uno spettacolo vero. Chi dice che il pubblico non serve fa un altro mestiere.
Io non mi metto a sindacare di protocolli sanitari e mi affido al giudizio di tecnici ed esperti. Su come si fa uno spettacolo invece penso di avere l’esperienza per sapere come si realizza uno show così importante. Il Festival blindato non serve a niente, non è uno spettacolo televisivo, passerebbe alla storia come il Sanremo del Covid», ha concluso.