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“O non è Natale mai”, il racconto inedito dello scrittore Davide Barella per i lettori di Riviera24

25 dicembre 2020 | 07:30
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“O non è Natale mai”, il racconto inedito dello scrittore Davide Barella per i lettori di Riviera24

“O non è Natale mai”, fa seguito a racconto premiato dell’autore ventimigliese

Sanremo. Un racconto inedito, scritto appositamente per i lettori di Riviera24.it dallo scrittore Davide Barella. Lo pubblichiamo oggi, come regalo di Natale per chi tutti i giorni ci legge e sceglierà di farlo anche durante le festività.

Davide Barella, 48 anni, vive a Dolceacqua. Insegna Lettere alle scuole superiori dopo oltre vent’anni di teatro sociale. È autore di saggi di critica letteraria e curatore editoriale. “O non è Natale mai” è il titolo del racconto inedito, seguito de “Il tipo”, pubblicato da Catartica Edizioni e vincitore del concorso “Caos ed equilibrio. Cronache della Quarantena”. Barella è autore di saggi dedicati al Corsaro Nero, personaggio nato dalla penna e dalla fantasia di Emilio Salgari. Tra i libri dell’autore ventimigliese, ricordiamo anche “Amici fragili“, che svela la passione del grande Faber per Salgari.

O non è Natale mai

No, le canzoni di Natale non gli sono mai piaciute. A dire il vero, non gli è mai piaciuto proprio il Natale, come le altre feste comandate e quelle personali. Alexa suona musica insopportabile, ora. Ma sua figlia ha le cuffiette e sta parlando in videochiamata con le sue amiche, di là. Si può interrompere quello strazio fatto di melodie insopportabili e di voci di adulti e bambini che ostentano una felicità che ora suona innaturale, irreale, surreale. Il vantaggio delle intelligenze artificiali è che, per ora, non provano emozioni ed eseguono gli ordini. Per questo sono state concepite, e per questo sono state costruite. Un comando vocale ben scandito, perché ultimamente pare a metà fra il sordo e il rintronato, e il desiderio viene esaudito. Alexa ora fa un bel trambusto, un sano casino. Il punk della giovinezza sgola fra le volte a crociera del 1400.

Mi ami?

Il tipo torna in bagno, come a Pasqua, si chiude la porta dietro, e come a Pasqua si guarda allo specchio.
Quanto tempo è passato da allora? Otto mesi. Cosa è cambiato da allora? Nulla. Solo i segni degli elastici delle mascherine sono cambiati. Le orecchie paiono più a sventola. Probabilmente è un effetto ottico, come il segno arrossato del ferretto sul naso.
La barba effettivamente è più bianca rispetto ad aprile.
Aprile, dolce dormire. Natale, dolce far niente. Tutto dolce, in un momento amaro. Puah!
L’arrosto della mamma fa la fine di quello della festa comandata precedente. Se lo mangia la mamma. Perché poi a Natale e a Pasqua si debba fare sempre l’arrosto, resta un mistero irrisolvibile.

Così vanno le cose, così devono andare. Chi c’è c’è e chi non c’è non c’è.

Non crede alle favole, il tipo allo specchio. Puoi cercare di essere persuasivo, magari, con chiunque, ma con lui è fatica sprecata. E’ uno che regge lo sguardo senza abbassarlo mai per primo. Un tipo tosto? Un tipo, piuttosto. Piace? Non Piace? Chi se ne frega, in fondo. Che minchia di domande sono da farsi, allo specchio, in una folle notte di un Natale uguale alla notte di un niente?

Leccavo caramelle amare

Sperava, il tipo, di assistere al passaggio della cometa. L’hanno vista cani e porci la cometa, tranne lui. L’esclusiva ha sempre il suo prezzo. Voleva vedere l’allineamento fra Giove e Saturno, ma quella sera era nuvoloso, per dispetto. Non è evidentemente anno da astri lucenti, il ventiventi. Chissà i Magi dove finiranno, se il ventiventuno non segna un’inversione di rotta. A trovarla, la rotta.
Un deficiente decerebrato lancia un petardo dalla finestra, il cangatto si nasconde spaventato, col cuore in gola. Il tipo interrompe le proprie elucubrazioni allucinate e apre la finestra per sparare una serie d’insulti che di spirito natalizio non hanno davvero nulla.

Il mondo di Greta non ha gravità.

Ma veramente crediamo alla retorica del Natale spirituale? Dei valori smarriti e ritrovati grazie al bat-microbo con gli occhi a mandorla?
Dai, su. Credere a nuovi valori perché siamo (nuovamente) costretti agli arresti domiciliari nella notte più bella dell’anno è solo assolvere a un compito assegnato da una maestrina con la penna rossoblù perché sennò ci mette un brutto voto.
Ci vogliamo credere, e magari crediamo tutti, ma si può mentire a chiunque, tranne ai tipi negli specchi. Quelli sono sgamati, la sanno lunga. Non li freghi facilmente. Se volevate ritrovare la vostra spiritualità andavate a fare volontariato alla Caritas, se volevate evitare le zone e i giorni rossi evitavate le resse. Rosse risse, resse rosse.
E tirate su ‘ste mascherine, dementi!.
Nuova consapevolezza. E ridagliela. Se non abbiamo imparato il buonsenso trascorrendo la Pasquetta sul tappeto a mangiare le insalate precotte della Lidl, commemorando la Liberazione ascoltando una tromba stonata da un lontano terrazzo, celebrando il lavoro che collettivamente andava bellamente a farsi fottere nel concertone suonato da Spotify attraverso un vecchio speaker gracchiante, fra una pubblicità del tonno che incontra il pomodoro e l’altra, non lo impareremo certo nella notte della grotta di Betlemme.

Qui nell’aria puoi capire quando è tardi per cambiare idea

Macché nuove consapevolezze, ci sono persone che darebbero l’anima come Faust a Belzebù per una apericena con ritmi latini fuori stagione. Nuove convinzioni. Fino alla prima apertura, nella quale berremo gintonic spruzzato da pompe di benzina come nemmeno il miglior Paul Gascoigne. Hai comprato il pandoro per celiaci? Ti piace? Il Fragolino lo hanno finito in tutti i supermercati, il tipo ripiega su un moscato di scarsa qualità. Che hai da brindare? E’ mezzanotte. Il tipo si sdraia sul divano. Campane stonate (in lockdown è tutto stonato) risuonano la gioia nel deserto di una città alla mercé di tossici e spacciatori, gli unici per i quali il Natale assomiglia al 13 febbraio o al 22 novembre. La messa in tv è di una noia mortale, simpatiche suorine cantano felici, almeno loro, ma in modalità mute. Il Grinch se ne fregava prima, se ne frega stasera. Almeno abbiamo disattivato le canzoni di Michael Bublé, non tutti i mali vengono per nuocere.
Il tipo si sdraia sul divano. La macchia di muffa sul soffitto non c’è più, ora tutto riluce di bianco, ma i demoni giovanili ai quali siamo affezionati restano comunque. Quanto dura il disagio? Da Natale a Santo Stefano.
Bianco Natal? Rosso, Natal.

O è Natale tutti i giorni, o non è Natale mai.