Bordighera, è morto Renato Ruggeri. La Francia lo insignì della “Croce di combattente dell’Europa”

13 dicembre 2020 | 09:41
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Bordighera, è morto Renato Ruggeri. La Francia lo insignì della “Croce di combattente dell’Europa”
Bordighera, è morto Renato Ruggeri. La Francia lo insignì della “Croce di combattente dell’Europa”
Bordighera, è morto Renato Ruggeri. La Francia lo insignì della “Croce di combattente dell’Europa”

Una vita lunga e “spericolata” quella di René, che anche a Bordighera restò sempre molto attivo, partecipando alle iniziative dell’associazione locale Marinai d’Italia, di cui faceva parte, e a quelle di U Risveiu Burdigotu

Bordighera. Si è spento ieri, all’età di 95 anni, Giovanni Ruggeri, conosciuto da tutti come Renato o René. Nato a Bordighera il 30 maggio 1925, Ruggeri discendeva da una famiglia di mantovani trasferitisi in Liguria.

Una vita pienamente vissuta, quella di René, che a 19 anni, nel 1944, partì militare come sommergibilista dopo tre anni di leva in Marina. «Mio padre mi raccontava spesso che erano in rada a Marsiglia e dopo qualche giorno i tedeschi li fecero prigionieri», racconta il figlio Mauro. Gli ufficiali avevano lasciato il sommergibile, e Renato, con i suoi commilitoni, venne portato nel campo di concentramento di Buchenwald, uno dei più grandi della Germania nazista, sulla collina dell’Ettersberg, a circa otto chilometri da Weimar, nella regione della Turingia.

«Qui i prigionieri venivano spogliati – racconta sempre Mauro, che tante volte ha sentito la storia dal padre – I circoncisi, che erano dunque ebrei, venivano mandati da una parte, e i non circoncisi, come mio papà, dall’altra». «Mi ha detto che non lo hanno trattato male – aggiunge il figlio – Solo lo hanno messo a lavorare». I tedeschi chiedono a Renato che lavoro sapesse fare, e alla risposta “elettricista”, lo assegnano a una squadra lavoro sotto la supervisione di un russo. «Dopo un po’ di tempo, papà iniziò a prendere confidenza con questo russo e quando questo scoprì che il prigioniero italiano era ligure, di Bordighera, iniziò a parlargli un po’ in dialetto, con “belin” come parola d’ordine». Insomma, il supervisore russo aveva vissuto a Genova e in Liguria diverso tempo e coincidenza volle che incontrò proprio un ligure nel campo di Buchenwald.

Dalla prigionia, Renato riuscì a fuggire. «Non so come – spiega Mauro – Ma scappò con altri e arrivò in Francia, nelle montagne al confine con l’Italia. Lì resto per un po’ e fece parte di una squadra di partigiani francesi». 
La guerra finì, e Renato tornò in Italia su richiesta della madre che lo avvertì della morte del fratello.
Ma è proprio al rientro in Italia che Renato ricevette un’amara sorpresa. «Lo considerarono un disertore – racconta il figlio – E per punizione gli fecero fare altri tre anni di servizio militare in Marina». Congedato, iniziò a lavorare negli alberghi fino alla pensione.

Nel 1951 si sposò con Anita Muratore, a Vallebona, morta nel 1993. Nel 1979 la Francia gli conferì la “Croce di Combattente dell’Europa” per la sua volontà di servire la causa dell’Unione Europea, nella fraternità, pace e libertà. Dalla Marina italiana ricevette invece una nota di merito.

Giovanni Renato Ruggeri

Una vita lunga e “spericolata” quella di René, che anche a Bordighera restò sempre molto attivo, partecipando alle iniziative dell’associazione locale Marinai d’Italia, di cui faceva parte, e a quelle di U Risveiu Burdigotu, dove per anni occupò la carica di tesoriere.

«Fino alla fine è stato lucido – racconta Mauro – Sempre presente e sereno». Da qualche mese viveva a Vallebona, in una residenza assistita. Ieri si è svegliato, ha chiesto una Coca-Cola e poi ha detto che sarebbe andato a dormire ancora un po’: non si è più svegliato.

Oltre a Mauro lascia il figlio primogenito Cesare.

I funerali avranno luogo martedì alle 15 a Vallebona.