Seconda ondata

Chiusura bar e ristoranti, Di Baldassarre (Confcommercio): «Situazione drammatica, si rischia la fine di un’epoca»

Enrico Calvi (Fipe): «Le nostre proposte a Regione e Governo per far rifiatare le attività»

Sanremo. «La situazione è drammatica, del resto era già nell’aria da 20 giorni con la chiusura delle attività a mezzanotte. Siamo ben consapevoli che il Covid c’è, ma siamo sicuri che la colpa dell’aumento dei contagio sia imputabile solo a bar e ristoranti?». Andrea di Baldassarre, presidente di Confcommercio Sanremo, ospite dei nostri studi, fa il punto della situazione nell’immediata vigilia dell’ordinanza del ministero della Salute che in ossequio al nuovo Dpcm dovrebbe catalogare la Liguria tra le regioni “arancioni”, a rischio medio, provvedimento che comporterebbe, comunque,  la chiusura totale di bar e ristoranti, almeno fino al 3 dicembre.

«Ogni attività – sottolinea Di Baldassarre – e in Italia ce ne sono 350mila, facendo due conti male e per difetto ha in casa almeno 500 euro di derrate alimentari, che inevitabilmente andranno perdute. Ci vuole organizzazione anche nella chiusure». sottolinea Di Baldassarre.

«Il rischio alla lunga è quello che venga snaturata la natura stessa dell’offerta che ha sempre caratterizzato  la città di Sanremo ma anche  tutta la provincia, attività a gestione familiare che, oltre alla qualità, offrono un sorriso. Molte famiglie potrebbero non farcela e le loro aziende rischiano una perdita di valore che potrebbe favorire azioni di sciaccallaggio», conclude Andrea di Baldassarre. Nell’intervista nell’intervista il presidente di Confcommercio della Città dei fori anticipa alcune azioni di tutela delle attività di cui la Fipe si è fatto portatrice presso la Regione e il Governo, di cui parla nell’intervista sotto il presidente provinciale Enrico Calvi.

«Questa volta – dice iCalviè tutto ancora più assurdo. Non si conoscono ancora esattamente quali saranno le misure, cercheremo di non farci sorprendere. Abbiamo chiesto a Regione e Governo di di abbassare l’aliquota Iva al 4 per cento per dare liquidità immediata a titolari di bar e ristoratori. Molti si ritroveranno, infatti, a dover ripartire da zero, perdendo in pratica l’intero valore della propria attività. Allo stesso modo abbiamo chiesto un robusto intervento sugli affitti».

(Intervista di Cristian Flammia)

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