Val Roya distrutta dalla tempesta Alex, una lettrice: «Cosa ne sarà di questo territorio e della sua popolazione?»

10 ottobre 2020 | 11:59
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Val Roya distrutta dalla tempesta Alex, una lettrice: «Cosa ne sarà di questo territorio e della sua popolazione?»

«Noi tutti dobbiamo sentirci responsabili e pensare che un territorio è vivo se viene abitato dalla gente che qui ci è nata. Non è solo una ricchezza loro, ma lo è anche per tutti noi che passando possiamo godere delle sue bellezze e meraviglie»

Val Roya. La nostra lettrice Daniela Seffusatti ci invia una sua riflessione dedicata alla Val Roya, gravemente danneggiata dall’alluvione che si è abbattuta sulla zona nella notte tra il 2 e il 3 ottobre:

«La Roya, valle incantata forse perduta per sempre. La Val Roya era una valle per metà francese per metà italiana a tratti strettissima a tratti più ampia che si dipanava lungo il corso del fiume Roya. Percorrendola in auto o in moto, ti sentivi fortunato di poter godere di tanta bellezza, attraversavi canyon incantati e incontravi valli nascoste, paesini abbarbicati che ti chiedevi come fosse possibile potessero restare li incollati sul fianco della montagna.

Adesso la strada non c’è più, la statale la Ss20 che generazioni di italiani e di francesi conoscevano bene perché la attraversavano per scendere al mare a Ventimiglia o per salire in montagna a Limone è stata spazzata via. Lungo il suo percorso si incontravano paesi e paesini come Vievola, Tenda, Breil, Fontan, Olivetta S Michele, Airole e molti altri e di ognuno si apprezzava un particolare un piccolo gioiello paesaggistico, ora molti di loro sono isolati, irraggiungibili.

Questa piccola e bellissima valle è anche percorsa da una ferrovia costruita nel 1914 tutta tunnel e ponti, un balcone su un paesaggio di una bellezza mozzafiato, speriamo che almeno lei si sia salvata. Gli eventi atmosferici ci hanno messo del loro, ma complice è l’incuria e l’abbandono del territorio.

Sono sparite le genti che amorevolmente tenevano su le fasce con i muretti a secco. Queste genti, se ancor ce ne sono, dovrebbero si loro meritare un reddito di cittadinanza o meglio lo chiamerei reddito alla tutela del paesaggio. Perché vedete il paesaggio della nostra Italia della Francia, dell’Europa è un bene prezioso e di tutti.

Già i tempi con la crisi economica, e la pandemica a seguire, hanno reso difficile la vita di queste genti, ma adesso cosa ne sarà di questo territorio e della popolazione che qui a fatica tirava avanti? Noi tutti dobbiamo sentirci responsabili e pensare che un territorio è vivo se viene abitato dalla gente che qui ci è nata e qui ci campa magari anche dignitosamente. Non è solo una ricchezza loro, ma lo è anche per tutti noi che passando e percorrendolo ne possiamo godere delle sue bellezze e meraviglie».