Migranti a Ventimiglia, Scuola di Pace scrive alle autorità: «Sono costretti a vivere in una situazione di grave disagio»

«Uniche soluzioni: riapertura di un campo di transito, gestito da Croce Rossa in collaborazione con il terzo settore e attivazione di progetti di accoglienza con particolare attenzione alle famiglie, alle donne e ai minori»
Ventimiglia. Scuola di Pace di Ventimiglia scrive una lettera aperta alle autorità in tema di accoglienza dei migranti.
«Ventimiglia, 26/10/2020
Al Ministro degli Interni
Prefetto Luciana Lamorgese
Al Presidente della Giunta Regionale
Dott. Giovanni Toti
Al Prefetto di Imperia
Alberto Intini
Al Sindaco della Città di Ventimiglia
Cav. Gaetano Scullino
OGGETTO: lettera aperta sulla situazione migratoria a Ventimiglia
Nel luglio del 2016 a Ventimiglia, su iniziativa della Prefettura, era stato aperto un campo di transito, gestito dalla Croce Rossa italiana, in collaborazione con Enti del Terzo Settore, allo scopo di garantire i servizi minimi essenziali alle persone migranti la cui volontà era di passare il confine, diretti verso i paesi del Nord Europa, anche per i ricongiungimenti familiari.
Il 31 luglio 2020 il prefetto di Imperia, dottor Alberto Intini, con il silenzio assenso del sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino e con l’avvallo del prefetto Michele Di Bari, capo dipartimento libertà civili del Ministero degli Interni, disponeva la chiusura del Campo, adducendo le seguenti motivazioni:
“La presenza all’interno del campo di un migrante affetto da Covid-19; il numero esiguo di migranti presenti a Ventimiglia; la volontà di gestire gli arrivi, bloccandoli prima di raggiungere la frontiera; la volontà di aprire un campo di accoglienza lontano dal confine”.
Ancora una volta, le persone migranti che transitano da Ventimiglia e la città stessa vengono lasciate sole a sostenere un problema umano e a gestire decisioni che, nuovamente, vengono prese da Istituzioni Nazionali, Regionali e Locali che non conoscono il territorio.
Infatti, le motivazioni addotte per la chiusura del Campo vengono smentiti dai dati reali. Le persone migranti sono costrette a vivere in una situazione di grave disagio,lungo le sponde del fiume Roya in una situazione di estremo disagio e pericolo, per se stesse e per la città.
Sono certe le nostre istituzioni che la circolazione del virus, che tocca i migranti e l’intera città, sia effettivamente tutelata in tale contesto? O la lotta al Covid-19 non sarebbe più efficace se ai migranti venissero garantite le sicurezze sanitarie? E in questo modo non sarebbe meglio tutelata anche la sicurezza sanitaria per l’intera comunità?
Il Prefetto, inoltre, sostiene che siamo in presenza di un numero esiguo di migranti. Il dottor Intini non è a conoscenza dei dati aggiornati riguardanti le persone migranti, le famiglie con bambini in transito e i minori non accompagnati. Dal 1° al 30 settembre 2020, sono passate presso il Centro Ascolto Caritas di Ventimiglia, 1039 persone, e sono stati erogati 785 pasti, per un periodo di sosta a Ventimiglia stimato in un massimo di 2 giornate.
Nel mese di settembre, 205 persone, molte delle quali rimpatriate dalla Francia, hanno ricevuto “consulenza di strada”. Ogni giorno continuano a raggiungere Ventimiglia numerosi nuclei familiari, provenienti dalla rotta balcanica, con bambini piccolissimi, e decine di minori non accompagnati. Il trend, già nel mese d’ottobre, è in aumento.
Questi dati dimostrano ancora una volta che la volontà di fermare il flusso migratorio lontano dal confine, già perseguita dai Governi precedenti, è fallimentare e pura propaganda politica. Anche l’affermazione di voler aprire un campo lontano da Ventimiglia rasenta il ridicolo, in quanto i migranti, per la loro volontà di proseguire il viaggio verso la Francia e il Nord Europa, continueranno sempre a gravitare sulla zona di frontiera, a meno che la Prefettura non decida di realizzare altrove quello che sarebbe di fatto un carcere a cielo aperto.
L’esperienza maturata dagli Enti del Terzo Settore ci spinge a credere che le uniche soluzioni che rispondano tanto ai diritti fondamentali delle persone migranti quanto al benessere dalla città siano le seguenti:
– la riapertura di un campo di transito, gestito da Croce Rossa in collaborazione con il terzo settore;
– l’attivazione di progetti di accoglienza con particolare attenzione alle famiglie, alle donne e ai minori.
Per questo riteniamo importante che le Istituzioni Nazionali, Regionali e Locali incontrino le organizzazioni del Terzo Settore, esercenti, imprenditori, cittadini e la stessa popolazione per affrontare concretamente le problematiche. Ci richiamiamo all’articolo 2 della nostra Costituzione e alla necessità che dei meri numeri non facciano dimenticare il senso dell’umanità e della solidarietà.
Siamo coscienti che i problemi sollevati non siano soltanto di Ventimiglia, ma di ogni città di frontiera: da qui la necessità che la politica affronti con efficacia una revisione delle politiche europee sull’immigrazione, passando a una politica di accoglienza attiva, in favore delle comunità territoriali» – scrive Luciano Codarri, presidente Scuola di Pace Ets.