Camporosso, sono due imprenditori gli uomini arrestati dai carabinieri del Ros nell’operazione Grande Carro

27 ottobre 2020 | 17:10
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Camporosso, sono due imprenditori gli uomini arrestati dai carabinieri del Ros nell’operazione Grande Carro
Camporosso, sono due imprenditori gli uomini arrestati dai carabinieri del Ros nell’operazione Grande Carro
Camporosso, sono due imprenditori gli uomini arrestati dai carabinieri del Ros nell’operazione Grande Carro
Camporosso, sono due imprenditori gli uomini arrestati dai carabinieri del Ros nell’operazione Grande Carro

Si tratta di un sessantenne e di un 35enne. Al primo contestata l’aggravante mafiosa

Camporosso. Sono entrambi imprenditori, da diversi anni trasferitisi nell’Imperiese, i due uomini arrestati a Camporosso nell’ambito dell’operazione “Grande Carro” dei carabinieri del R.o.s., al comando del generale Pasquale Angelosanto, e del reparto tutela agroalimentare di Salerno che hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare, richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, nei confronti di 48 persone accusate di aver favorito le attività di un’organizzazione mafiosa. Le indagini sono state avviate a seguito della cattura, in Romania, del latitante Francesco Russo: gli inquirenti si sono concentrati sulle dinamiche criminali riconducibili alla cosiddetta “Batteria Sinesi-Francavilla” della Società foggiana: organizzazione mafiosa che si è sviluppata alla fine degli anni ’80 in provincia di Foggia e che negli anni si è “modernizzata” orientandosi verso un più evoluto modello di “mafia degli affari”.

Dei due arrestati, che si trovano entrambi in carcere, le accuse più gravi sono rivolte al più anziano: un uomo di età compresa tra i 60 e i 70 anni, che opera in particolare nel settore della ristorazione. All’uomo è contestato il reato associativo in quanto ritenuto  a disposizione del sodalizio mafioso per tutta una serie di operazioni legate, in particolare, all’intestazione fittizia di società, attraverso lo strumento elusivo delle disposizioni in materia di prevenzione antimafia attraverso figure di prestanome: teste di legno a cui venivano intestate diverse società, quasi tutte operanti nell’ambito della ristorazione.

Il secondo imprenditore finito in manette è un 35enne. Le indagini hanno portato i militari dell’Arma a dimostrare un suo coinvolgimento nelle truffe in danno dell’Unione Europea. «Si tratta di un’attività di grande rilevanza perché evidenzia l’evoluzione della mafia foggiana – spiega il colonnello Alessandro Mucci, comandante del reparto anticrimine di Bari  -. Non più solo la mafia dell’estorsione e dell’attentato, ma anche la mafia della proiezione transnazionale, delle truffe in danno dell’Unione Europea allo scopo di conseguire finanziamenti milionari». Si parla infatti di 13milioni di euro: questi i profitti documentati di svariate truffe compiute attraverso meccanismi sofisticati e complessi, tra i quali una serie di “fatture gonfiate” emesse da società spesso create ad hoc (ma collegate al sodalizio mafioso) per accedere a bandi europei, e dunque a fondi, senza averne i requisiti. Il tutto con la compiacenza di  funzionari regionali che sono stati arrestati dai carabinieri. E’ proprio in questo sistema di “scatole cinesi” che si colloca l’imprenditore 35enne arrestato a Camporosso.