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“Spese pazze” in Regione. Saso «Nessun illecito, nessuna prova, farò appello»

30 settembre 2020 | 15:45
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“Spese pazze” in Regione. Saso «Nessun illecito, nessuna prova, farò appello»

Altre sentenze in processi simili a quello che lo vede (e lo vedrà) coinvolto, sarebbero state cambiate dai gradi successivi

Imperia. «Mai fatto la bella vita con i soldi pubblici. Potrei anche chiudere tutto qui con la condizionale ma ricorrerò in appello, in cassazione, sicuro di essere innocente e che la sentenza, come già accaduto in altri casi simili, verrà ribaltata».

A dirlo è Alessio Saso, dopo la sentenza di primo grado, emessa ieri dal Tribunale di Genova, che lo condanna a quasi due anni per peculato. Il processo è quello per le “spese pazze” in Regione. Secondo le tesi del pubblico ministero, tutte accolte dal collegio giudicante, lui ed altri 18 consiglieri regionali, avrebbero fatto un un utilizzo illecito di fondi destinati alla loro funzione pubblica.

L’accusa cita bottiglie di vino, regali, aperitivi, pranzi e cene pagate dagli imputati per il proprio tornaconto privato. La legislatura era l’ottava (2005/2010) e Saso era subentrato il 16 dell maggio 2006 a Eugenio Minasso, nel gruppo di Alleanza Nazionale.

«Non ho mai chiesto il rimborso per me stesso», spiega l’ex consigliere in Regione dal capoluogo di provincia, smentendo poi categoricamente una certa versione dei fatti che lo vorrebbe a fare lo spendaccione con i denari del cittadini. «Tutte le cene e gli eventi che ho pagato, diverse volte anche per 50 o 100 persone, erano situazioni inserite nella mia funzione pubblica di consigliere. E quindi rimborsabili come prevedeva la legge regionale».

Saso, all’epoca dei fatti oggetto dell’inchiesta, era presidente della VII Commissione controlli ed oggi è sicuro che questa giudizio di condanna per peculato verrà ribaltato dall’Appello e, se è il caso, dalla Cassazione. Secondo il dirigente pubblico, «Le sentenze ribadiscono che è la Procura ad avere l’onere della prova, non posso io 12 anni dopo dimostrare tutto. Aspettiamo ed andiamo avanti».

Altre sentenze in processi simili a quello che lo vede (e lo vedrà) coinvolto, secondo l’ex consigliere regionale, sono state cambiate dai gradi successivi,  come è successo per l’ex sindaco di Roma Marino e il parlamentare Molinari, nonché Fusco e Scialfa in Regione Liguria.