Sanità pubblica, il confronto tra i candidati imperiesi al consiglio regionale

11 settembre 2020 | 07:00
Share0
Sanità pubblica, il confronto tra i candidati imperiesi al consiglio regionale

Sei esponenti hanno partecipato all’appuntamento organizzato alla Federazione Operaia di Sanremo

Sanremo ha ospitato ieri sera il primo e forse unico confronto di questa campagna elettorale per le Regionali tra i candidati della provincia di Imperia in tempi di covid. L’appuntamento si è tenuto presso la Fedarazione Operaia, organizzato dall’associazione che ne ha in gestione gli spazi.

Hanno partecipato all’incontro pubblico Patrizia Acquista di Italia Viva (coalizione Massardo presidente); Gianni Berrino per Fratelli d’Italia (coalizione Toti); Antonio Bissolotti di Liguria Popolare (coalizione Toti); Andrea Gorlero per il Partito Democratico (coalizione Sansa); Fabio Ormea di Linea Condivisa (Sansa presidente); Lorenzo Vigo, lista Sansa presidente. Invitata la candidata del Movimento 5 Stelle, ha declinato l’invito, mentre il candidato della Lega di Sanremo Marco Medlin, che aveva accettato, ha rinunciato per motivi personali. Così come Serena Burgo candidata per la lista Cambiamo con Toti presidente.

Se fosse eletto nel prossimo consiglio regionale e dovesse esprimere la propria opinione su questi due punti come si esprimerebbe: voterebbe sì o no all’uso del Mes?

Rispetto dal percorso intrapreso dalla gestione regionale uscente che sta portando alla privatizzazione dell’ospedale di Bordighera, lei è favorevole o meno a questo processo?

Patrizia Acquista, Italia Viva, lista Massardo Presidente: «Auspico che il Mes venga accettato dal governo perché aspettiamo tutti risorse per la sanità. Nei prossimi mesi avremo molto bisogno di questi fondi così specifici che potrebbero fare la differenza. Gli ospedali pubblici hanno bisogno di innovazione e ristrutturazioni.

Non bisogna demonizzare la privatizzazione, ma non per questo bisogna depauperare quella che è la ricchezza di tutti: ovvero la sanità pubblica. Per il caso di Bordighera, destinato a diventare privato, stando ai progetti non riesco a vederlo allo stesso livello di un ospedale pubblico o come un normale pronto soccorso, quindi credo che sarebbe stato meglio salvaguardarlo e fare in modo di mantenerlo pubblico. Un’operazione che diverrebbe possibile oggi anche grazie ai fondi del Mes».

Gianni Berrino, Fratelli d’Italia coalizione Toti: «Chiunque di noi avrà la fortuna di andare in consiglio regionale non dovrà rispondere alla prima domanda perché è di competenza del parlamento. Se il parlamento accetterà il Mes, le Regioni avranno a disposizione una quota parte da spendere sul territorio per la sanità. Visto che i costi della sanità andranno a aumentare credo che sarebbe utile avere queste risorse.

Nei 5 anni precedenti alla giunta Toti si era deciso di chiudere l’ospedale di Bordighera che doveva diventare una residenza per anziani. Con le finanze a disposizione della Regione, l’unico modo di tenerlo aperto era privatizzarlo. Scandalizzarsi, in linea generale, per la privatizzazione di Bordighera, penso sia un non problema visto che la sanità, in senso lato, è zeppa di esempi di privatizzazione riusciti».

Antonio Bissolotti, Forza Italia-Liguria Popolare coalizione Toti: «Io non credo nella privatizzazione degli ospedali, secondo me è un errore. Credo che la sanità pubblica sia fondamentale ma non deve essere clientelare com’è stata per tanti anni in questa regione».

Andrea Gorlero, Partito Democratico: «L’Italia è nota per non essere stata capace a sfruttare adeguatamente i fondi europei ma credo che sarebbe importante per il Paese avere a disposizione le risorse del Mes. Mi permetto di lanciare una parola d’ordine ai candidati consiglieri della nostra provincia che saranno eletti: impegniamoci tutti per dire che questi fondi siano l’occasione per riequilibrare la spesa sanitaria nella nostra regione, dando priorità all’entroterra.

Sulla privatizzazione del Saint Charles sono d’accordo con Bissolotti. Il mercato dell’ospedale di Bordighera saremo noi, non esiste un mercato alternativo su cui potrà misurarsi il privato: l’interlocutore non sarà il singolo cittadino, bensì la nostra Asl e basta. Quindi siamo di fronte a una finzione».

Fabio Ormea, Linea Condivisa: «Per quanto riguarda la prima domanda, essendo la competenza di carattere nazionale, nel qual caso si facesse ricorso al Mes effettivamente ci sarebbe una disponibilità importante per effettuare interventi che ritengo prioritari in campo sanitario e ambientale. Rispetto alla privatizzazione di Bordighera, la mia posizione è decisamente contraria: la salute è un bene comune e va salvaguardata soprattutto nell’interesse delle fasce più deboli.

La proposta del nostro candidato presidente Ferruccio Sansa è quella delle case della salute, ovvero ramificare e avvicinare sempre di più la sanità pubblica al cittadino».

Lorenzo Vigo, Lista Sansa Presidente: «Non spetterà a noi come possibili futuri consiglieri regionali esprimere un sì o un no rispetto all’uso del Mes. Per quanto riguarda la privatizzazione dell’ospedale di Bordighera, io sono per una sanità pubblica perché sono cresciuto con l’idea di una sanità prevalentemente pubblica. Non nego l’importanza della sanità privata, mentre ho qualche dubbio rispetto al caso di Bordighera, in particolare sulla possibilità che la sanità privata possa mettere su un pronto soccorso come noi possiamo intenderlo comunemente, in quanto si tratta di un servizio estremamente costoso».

Nella legislatura regionale appena conclusa è stato approvato nel dicembre 2017 il piano socio assistenziale che, per quanto riguarda l’Asl1, prevede la realizzazione dell’ospedale unico di Taggia. Successivamente ribattezzato ospedale nuovo. Se eletto al consiglio regionale, si impegnerebbe per portare avanti l’effettiva realizzazione dell’ospedale unico o nuovo di Taggia?

Patrizia Acquista, Italia Viva, lista Massardo Presidente: «Io lo chiamo ospedale nuovo e lo stiamo aspettando da 10 anni. Non lo chiamerei unico perché per me i tre ospedali sul territorio dovrebbero rimanere per mantenere la catena di assistenza sul territorio. Quindi sì all’ospedale nuovo, con le dovute infrastrutture di collegamento, e si anche all’ospedale nuovo»

Fabio Ormea, Linea Condivisa: «La nostra posizione è negativa. Il costo del nuovo ospedale è superiore ai 200 milioni di euro ai quali vanno sommati i costi delle infrastrutture. La struttura la costruirebbe l’Inail che riceverebbe un pagamento annuale di 9 milioni dall’Asl ligure. Con questi soldi di cose se ne potrebbero fare tante, si potrebbero risolvere tanti problemi esistenti.

Una struttura di questo tipo avrebbe bisogno di collegamenti come un’Aurelia-bis finita, completata. Poi è un problema anche la location dell’ospedale unico che è stata prevista nell’alveo di un fiume: il rischio è di finire come nel caso del Palasalute di Imperia. Bisogna cercare prima di risolvere il problema delle liste d’attesa e della qualità del servizio».

Antonio Bissolotti, Forza Italia-Liguria Popolare coalizione Toti: «L’ospedale unico credo sia un’opera fondamentale, senza scendere nel problema dei costi e non costi. Un ospedale di grande livello rende possibile la venuta in provincia di medici di grande livello. Solo con una grande struttura potremo avere medici di eccellenza».

Lorenzo Vigo, Lista Sansa Presidente: «Ospedale unico sì, perché può diventare un polo d’attrazione anche per giovani medici che attualmente disertano i concorsi nei vecchi ospedali. Poi bisogna anche lavorare per il mantenimento dei tre ospedali esistenti nella nostra provincia che, vista la conformazione orografica del nostro entroterra, rimangono presidi importanti. Il problema del costo di realizzazione andrebbe analizzato».

Gianni Berrino, Fratelli d’Italia coalizione Toti: «La mia storia politica mi ha sempre visto votare a favore dell’ospedale unico. Sarà una struttura che cambierà radicalmente la storia della sanità di questa regione. Penso che sia stata una grande svolta che l’Inail abbia deciso di finanziare l’opera. E’ vero che l’ospedale unico ha necessità di infrastrutture: invito i candidati presenti che fanno parte dei partiti di governo a spingere i colleghi romani per finanziare queste infrastrutture. Voglio ricordare che l’ospedale unico avrà intorno anche una rete di assistenza molto più ampia fatta di ambulanze, elisoccorso e ambulatori potenziati».

Andrea Gorlero, Partito Democratico: «Nel programma della coalizione di cui faccio parte si fa riferimento specifico al superamento delle difficoltà infrastrutturali della provincia, così come alla necessità di realizzare un grande polo dove riunire i reparti per formare un centro d’eccellenza. Nutro qualche perplessità sulle modalità di finanziamento dell’opera».

Come affronterebbe il percorso di transizione verso l’ospedale unico e come valorizzerebbe le strutture esistenti, in particolare l’ospedale di Sanremo che è stato convertito per affrontare la pandemia covid?

Lorenzo Vigo, Lista Sansa Presidente: «L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di riportare i reparti trasferiti altrove nuovamente al Borea».

Antonio Bissolotti, Forza Italia-Liguria Popolare coalizione Toti: «Credo che l’ospedale di Sanremo debba ritornare l’ospedale d’eccellenza per il territorio. Tutti i reparti devono tornare al Borea. Oggi abbiamo iniziato una raccolta firme per questo».

Gianni Berrino, Fratelli d’Italia coalizione Toti: «Sanremo è diventato ospedale covid perché nei tempi passati era stato realizzato il reparto di Malattie Infettive grazie ai fondi messi a disposizione per il contrasto dell’Hiv. Le dichiarazioni ufficiali dell’assessore Viale e della giunta regionale che hanno sancito che i reparti torneranno a Sanremo, credo che valgano più di mille raccolte firme. A ottobre ci sarà già il ritorno dei Day ospital, sempre a ottobre dovrebbe tornare neurologia. Forse il reparto che ci metterà di più a tornare sarà oncologia per evidenti motivi di tutela. Se sarò rieletto lotterò perché Sanremo riabbia i suoi reparti».

Patrizia Acquista, Italia Viva, lista Massardo Presidente: «Sono assolutamente d’accordo a che i reparti tornino prontamente a Sanremo che è fondamentale anche per l’assistenza agli utenti del bacino intemelio. Ritengo sia impensabile che a Sanremo non nascano più bambini: auspico, quindi, che tornino al più presto anche Ostetricia e Ginecologia».

Fabio Ormea, Linea Condivisa: «Intanto un plauso a tutti i medici del nostro reparto di Malattie Infettive. Il mio auspicio è che possano tornare tutti i reparti in loco. Sanremo è un ospedale molto importante per tutto il territorio limitrofo. La speranza è di recuperare risorse per potenziare il personale medico e infermieristico per non perdere altre eccellenze, in termini di professionisti, che in questi anni si sono trasferiti altrove».

Andrea Gorlero, Partito Democratico: «Con una battuta spero che l’ospedale di Sanremo non torni al livello del pre-covid nel senso che non mi soddisfa il livello dell’ospedale di Sanremo pre-covid. E’ da rivedere la situazione ligure attuale che vede nell’estremo Levante una spesa sanitaria svariate decine di milioni superiore rispetto a quella prevista per la provincia di Imperia a parità di malati».