“Ponente Forever”, oltralpe le indagini partono ad inizio 2019. I particolari del versante francese dell’inchiesta
Con un operazione su vasta scala, non meno di 450 soldati sono stati mobilitati martedì scorso tra Alpi Marittime, Var, regione di Parigi e parte occidentale del paese
Marsiglia. Un sequestro da 20 chili di hashish, messo in atto nel Var dalla gendarmeria nazionale ad inizio 2019, ha dato il via alla controparte francese dell’operazione “Ponente Forever”.
A spiegarlo, non senza un orgolio tipicamente transalpino, durante una conferenza stampa nelle sale della locale Procura di ieri pomeriggio, è stato il colonnello Dominique Lambert, capo della SR (Section de recherches) dei gendarmi marsigliesi.
Secondo quanto riporta Nice-matin, la mattina nella quale i carabinieri dei reparti operativi di Sanremo ed Imperia entravano in azione con il supporto dell’elicottero, in Francia non si è fatto di meno. Con un operazione su vasta scala, non meno di 450 soldati sono stati mobilitati martedì scorso tra Alpi Marittime, Var, regione di Parigi e parte occidentale del paese.
Il percorso, che ha condotto gli inquirenti transalpini ad organizzare un blitz di tale portata, avrebbe avuto come punto di partenza l’identificazione, da parte degli investigatori, di uno “sponsor” sospetto coinvolto nella sopracitata compravendita di droga. Di lì si è capito che il traffico doveva rifornire il Var e le Alpi Marittime. Ma anche l’Italia. «Le indagini hanno permesso di stabilire un legame con esponenti della ‘Ndrangheta», ha detto, come riporta il quotidiano nizzardo, Dominique Laurens, procuratore della Repubblica di Marsiglia.
Il caso aveva quindi lasciato il tribunale di Draguignan (città del Var vicino alla zona dove era stato sequestrato lo stupefacente ndr) per passare come competenza al tribunale interregionale specializzato (Jirs) del capoluogo francese. Nell’aprile 2019 era stata dunque istituita un’unità investigativa “Forever” con sette componenti della SR di Marsiglia, Alpi Marittime e Var.
Lo “sponsor” della Riviera di Ponente sin da subito era stato sospettato di aver fornito cocaina ad esponenti della mafia, ma anche ad alcuni trafficanti albanesi. «Profili abituati a stare sotto i radar e a prendere contromisure – afferma il colonnello Lambert, senza però approfondire le – tecniche di indagine molto offensive ed estese» sviluppate dalla gendarmeria.
Il caso si ripresentò quando gli inquirenti di entrambe le nazioni confinanti si resero conto di essere interessati alle stesse persone in procedimenti separati. «Abbiamo avuto la fortuna di entrare in contatto con il ‘ROS’ (raggruppamento operativo speciale ndr)”. Stavano lavorando a un file chiamato “Ponente”» spiega ancora Lambert. È stata quindi istituita una squadra investigativa comune. Due gendarmi si sono uniti ai carabinieri, tre investigatori italiani hanno iniziato ad operare oltreconfine.
«In diciotto mesi questa operazione ha permesso di fare luce sull’attività criminale in Liguria ma anche sulla Costa Azzurra in Francia, nonché sui legami tra mafia e reti criminali francesi» ha dichiarato, durante una conferenza stampa parallela a quella marsigliese, Francesco Cozzi, pm della Procura della Repubblica di Genova. Sembra anche che le autorità transalpine non abbiano badato a spese – aiutate da fondi europei – per individuare “gruppi” con sede nel sud-est e nella regione parigina.
Nel contempo, il gruppo di ricerca interministeriale di Créteil (Val-de-Marne) era stato incaricato di mettere sotto la lente d’ingrandimento i movimenti finanziari dei sospettati.«Questi individui godevano di uno stile di vita sproporzionato», ha detto il procuratore di Marsiglia. Secondo gli investigatori infatti, quasi tutti avevano un reddito dichiarato molto basso. Ed uno era addirittura nullatente.
Di qui il sequestro di circa 700.000 euro in contanti e 120.000 euro depositati su conti bancari. Trenta orologi di lusso, sei auto di fascia alta, armi (tra cui un mitra), fari GPS, disturbatori e un chilo di cocaina completano (provvisoriamente) quello che viene ritenuto dai magistrati francese frutto delle attività illecite della banda.
Per quanto riguarda i singoli, sono state arrestate19 persone nella zona delle Alpi Marittime. Tra loro c’è un membro della famiglia calabrese dei Magnoli, in odore di ‘Ndrangheta. Inoltre, sei persone sono state arrestate nel Var a Hyères, Cabasse, Le Luc e Saint-Maximin. Due di loro erano armati.