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Il rapporto Legambiente boccia Imperia: voto 3 per qualità dell’aria

30 settembre 2020 | 13:12
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Il rapporto Legambiente boccia Imperia: voto 3 per qualità dell’aria

In Italia l’85% delle città è inquinato. Auto e traffico al centro del problema

Imperia. Gravemente insufficiente. E’ il voto che il rapporto ‘Mal’aria‘ di Legambiente ha assegnato alla città capoluogo di provincia. Da una scala da 0 a 10, infatti, realizzata analizzando l’inquinamento lungo un periodo di cinque anni (dal 2014 al 2018) e tenendo in considerazione i valori dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), a Imperia è andato un 3, così come a Genova. Peggio persino di Savona, che si è aggiudicata un 5.

L’analisi è stata condotta su 97 città. Di queste solo 15 raggiungono un voto superiore alla sufficienza: Sassari (voto 9); Macerata (8); Enna, Campobasso, Catanzaro, Nuoro, Verbania, Grosseto e Viterbo (7); L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (6).

L’85 per cento delle città osservate, invece, non raggiunge la sufficienza. Fanalini di coda: Torino, Roma, Palermo, Milano e Como (voto 0). «Nei cinque anni considerati – si legge nel rapporto – Non hanno mai rispettato nemmeno per uno solo dei parametri il limite di tutela della salute previsto dall’OMS». Tra questi il mancato rispetto del limite suggerito per le polveri sottili: il Pm2,5 e in molti casi anche per il Pm10. Il dossier tiene conto anche delle concentrazioni del biossido di azoto (NO2) nell’aria.

Spiega Legambiente: «Le auto ed il traffico sono al centro del problema nelle città. Al di là di casi particolari di grandi zone industriali o portuali prossime alle aree urbane e residenziali e che possono ovviamente incidere notevolmente sulla qualità dell’aria (come Aosta, Terni, Vicenza e le relative acciaierie o le città con porti commerciali e turistici come Genova, Napoli, Palermo), gli studi delle autorità e del mondo scientifico confermano che la sfida dell’inquinamento nelle città risiede nella riduzione del traffico veicolare, accompagnato da misure strutturali che vadano ad incidere anche su settori come l’agricoltura, il riscaldamento domestico e le industrie appunto che hanno una forte incidenza in termini di emissioni nelle aree esterne alle città, su una scala quindi regionale».

Il dossier in formato pdf: Mal’aria