Da Vallecrosia a Ravensbrück: Donatella Alfonso racconta l’orrore e la bellezza nel lager delle donne
Scritto con Laura Amoretti e Raffaella Ranise, “Destinazione Ravensbrück. L’orrore e la bellezza nel lager delle donne” sarà presentato oggi alle 18 nella ex chiesa di Santa Brigida
Sanremo. «Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore. / Si deve sempre andare: / nessun sentire è mai troppo lontano». Leggendo Destinazione Ravensbrück mi vengono in mente questi versi di Rainer Maria Rilke. Versi di straordinaria potenza che in nuce racchiudono quell’«orrore» e quella «bellezza» del mondo che l’ultimo libro scritto da Donatella Alfonso insieme a Laura Amoretti e Raffaella Ranise vogliono raccontare.
Il libro sarà presentato oggi alle 18 nella ex chiesa di Santa Brigidanell’ambito della rassegna “Magicamente…la Pigna!” a cura del Civ La Pigna antico borgo e si presenta come una raccolta di testimonianze di chi è sopravvissuta al lager delle donne nascosto tra i boschi a nord di Berlino. Un libro di storia, di memorie e molto altro.
Delle 125 mila deportate arrivate lassù, tra betulle e conifere, «alcune erano bambine, partite sole o con l’intera famiglia, altre ragazze di vent’anni, madri di famiglia oppure già anziane». Erano «detenute politiche, prostitute o appartenenti a famiglie ebraiche. Reiette da isolare, da eliminare, per il regime nazista». Tra le italiane deportate, mille, di ogni età, non tornarono più.
Pubblicato a 75 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, questo libro racconta il dramma storico e umano vissuto da queste donne. Racconta della vergogna di una madre costretta a denudarsi durante la visita medica e la rasatura, racconta della figlia sottoposta all’ispezione della vagina e della conseguente perdita del ciclo mestruale. Racconta di una ragazza usata come cavia per esperimenti e soprannominata con disprezzo “coniglietta”. Racconta del dolore di una giovane incinta e costretta ad abortire e della disperazione di una mamma che le viene strangolato il figlio dinanzi agli occhi.
Ma Destinazione Ravensbrück racconta anche della forza di queste donne, della loro capacità di ritrovare, nonostante la tragedia che le ha inghiottite, affetti, gesti, sorrisi. «È proprio qui che si cela la bellezza a cui allude il sottotitolo – spiega la giornalista e scrittrice Donatella Alfonso –. La bellezza delle tante storie di amicizia che queste donne hanno saputo costruire. Un’amicizia che riesce anche a far venire buone idee per sopravvivere, come quella fra Maria Musso di Diano Arentino e la valdostana Ida Desandrè. O quella tra le spezzine Mirella Stanzione, ultima deportata italiana ancora in vita, e Bianca Paganini, a Ravensbrück insieme alla sorella Alice e alla mamma, grande donna che sapeva bene come alleggerire le giornate, come quando sdrammatizzava dicendo: “Ragazze, stasera dove vi porto a ballare?”. Pensiamo poi all’inventiva della dottoressa parigina Lou Lou che riesce a sottrarre delle medicine destinate alle SS e il giorno del suo compleanno riceve dalle compagne un biglietto dove la ringraziano per il suo ottimismo. La bellezza che abbiamo voluto raccontare risiede in questa capacità di reazione, che non è resilienza, è molto di più. È il voler vivere a ogni costo, rispondendo a tutto il male che si sta subendo con la fantasia e il sorriso».
Edito da All Around all’inizio di quest’anno, il libro dedica una parentesi iniziale, corredata anche da cartoline d’epoca, al centro di detenzione allestito a Vallecrosia tra il gennaio e il settembre 1944. Una piccola di stazione di raccolta della Repubblica sociale italiana a lungo celata nell’oblio. Qui furono internati ebrei ma anche le famiglie di giovani renitenti, detenuti, oppositori politici e antifascisti e da qui partirono cinque donne destinate al lager di Ravensbrück. «Di questo campo e delle atrocità che vi furono commesse non ha mai voluto parlare nessuno – sottolinea Alfonso –. Il primo articolo è uscito nel 2003 grazie alle ricerche di Gustavo Ottolenghi, partigiano, storico e vice presidente dell’Anpi di Sanremo. Fu smantellato presto e al suo posto fu costruita un’azienda dolciaria. Tutti ne erano a conoscenza ma tutti tacevano, tutti volevano dimenticare. E Destinazione Ravensbrück nasce proprio da questo: dalla volontà di impedire alle prossime generazioni di dimenticare. Sono sempre meno le voci che possono raccontare quanto accaduto e tocca a noi, noi che siamo la generazione che viene dopo, permettere che sopravvivano. Perché senza memoria non c’è futuro».