Antonio Tajani e Claudio Scajola a Imperia caricano i moderati: «Riprendiamoci lo spazio al Centro»

3 settembre 2020 | 15:10
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Il numero 2 di Forza Italia e il fondatore di Polis presentano i candidati azzurri

Imperia. Il vicepresidente di Forza Italia e parlamentare europeo Antonio Tajani  nell’aula magna della biblioteca “Lagorio” a Imperia ha dato la carica ai candidati azzurri alle prossime regionali, Luigi Sappa e Patrizia Badino e Ada Cassini Bistolfi.   Al suo fianco il sindaco del capoluogo Claudio Scajola promotore dell’accordo con la formazione civica da lui fondata, “Polis” che ha condotto alla candidatura di Sappa.

«Ritengo che lo scenario politico che viviamo -ha detto l’ex ministro –  sia ancora in forte precarietà. E non ritengo siano in crisi solo partiti.  C’è una crisi complessiva che si concreta  anche in astensioni al voto che deriva da una delusione verso la politica. Il “prodotto della politica” non riceve il consenso di metà degli italiani. Penso che  anche in queste elezioni regionali gli italiani possano  avere difficoltà riconoscerci nei partiti politici. 
Io ho collaborato con Silvio Berlusconi per costruire Forza Italia, Tajani è uno dei fondatori del 
Partito popolare europeo al quale  Forza italia si è avvicinata nel tempo»

«Da allora la storia si è modificata, Forza Italia ha subito la crisi del tempo e di chi voleva demolirne il leader, Berlusconi. Le difficoltà che ha avuto Forza Italia, l’umiliazione di vedere Berlusconi espulso dal Parlamento a causa di una legge sciagurata. Noi rappresentiamo la storia dei moderati, delle grandi riforme.
Credo che la crisi dei partiti abbia investito tutti, e anche crisi del Pd, partito diviso che non riesce a mettere insieme persone, nei territori non riesce ad avvinare nessuno. 
In Liguria ha candidato come alternativa a Toti un giornalista, Sansa, che è essenza del giustizialismo e ha scritto tutta la vita per demolire  Berlusconi e altri», ha sottolineato Scajola.

«L’obiettivo – ha aggiunto il sindaco del capoluogo –  è che dentro una coalizione che candida come presidente Giovanni  Toti ci sia componente il più possibile numerosa che possa riuscire a tenere la barra al centro nel rispetto dell’alleanza con altri partiti ma senza sudditanza. Faccio una provocazione: per molti anni ho pensato che bisognasse eliminare le Regioni, ora ritengo che dobbiamo quanto meno diminuirne il numero in questo Paese. Credo che il sogno sia quello di riuscire a fare come la Francia due anni fa,  dimezzare le regioni e mantenere i dipartimenti, quindi  recuperare le province come vicinanza al territorio».

Claudio Scajola nella videointervista: «Ritengo che lo scenario politico sia talmente in crisi nell’espressione dei maggiori partiti, il Pd, il M5s, che ci sia negli ultimi sondaggi anche una discesa degli altri partiti e una crescita molto forte di chi non vuole andare a votare, di chi non si riconosce più nella offerta dei partiti politici. Quindi ritengo che ci sia uno spazio per allargare il centro moderato che si riconosce nei valori liberali, cristiani, europeisti, nei valori del garantismo, dell’economia di mercato che aiuti a crescere il nostro paese e quindi credo che la storia di Forza Italia possa crescere e andare avanti in una Forza Italia 2.0 o qualcosa d’altro che riesca a mettere insieme tutti: credo che Berlusconi abbia questo compito storico.
 La sua Polis che ruolo avrà in questa Forza Italia 2.0? Io ho contribuito a costruire Forza Italia accanto a Berlusconi. I valori sono sempre gli stessi. Ritengo che con Polis si voglia accentuare il concetto di comunità, e quindi della maggiore valorizzazione delle persone e delle comunità sugli schemi precostituiti e quindi riportare alla scelta dei personaggi che devono governare il paese o gli enti locali effettivamente nelle mani degli elettori. Oggi è eccessivamente nelle mani delle segreterie dei partiti e non degli elettori. Le elezioni regionali sono elezioni dove le persone contano ancora di più perché ci sono le preferenze, che è un fatto auspicabile perché fa scegliere l’elettore. Ma credo anche che in una regione piccola come la nostra che ha gli abitanti della provincia di Brescia la scelta delle persone avrà un peso, e quindi anche chi sventola sondaggi deve cogliere che le domande dei sondaggi risentono di un dato politico. E ormai si è visto in tante occasioni come non corrispondano poi a un dato reale. Lo abbiamo visto anche nella mia città di Imperia, dove il sondaggio pubblicato 15 giorni prima mi dava il 15 percento e il quarto dei candidati: sono stato il primo e sono diventato sindaco. Questo è anche l’esempio provato di come le persone incidano nel voto popolare».

«Questo accordo politico -ha detto Antonio Tajaniche  ha messo insieme liberali, cattolici, riformisti di questa regione porta un messaggio di straordinaria importanza. C’è una speranza per chi non vuole stare con estrema destra o chi, vuole andare a sinistra, e noi non possiamo permetterci di abbandonare lo spazio del centro, garantista, alla sinistra. Noi siamo più affidabili, più credibili, garantiamo stabilità nelle maggioranze e abbiamo un seguito, non soltanto perché Berlusconi è tornato in Parlamento europeo.  La Regione Liguria dovrà essere sempre più parte di un progetto europeo. Recovery fund nasce in casa popolare. Questa Europa che si è avvicinata più di quando non avesse fatto con la crisi del 2008 è anche frutto del lavoro del Partito popolare europeo. Questi soldi che arriveranno devono essere uno strumento per far ripartire il Paese attraverso le riforme, prima fra tutte, la riduzione della pressione fiscale. Senza questa non possiamo pensare ad una rinascita. Tagliare il cuneo fiscale significa puntare all’obiettivo fondamentale,  difesa dell’occupazione. Non possiamo pensare di continuare a fare politica assistenzialista con il reddito di cittadinanza e poi andiamo a leggere sui giornali che è stato riconosciuto  al contrabbandiere, al camorrista, al mafioso, alla prostituta e poi non lo diamo al portatore di handicap o alla vedova che non ha pensione di reversibilità».

«Serve una revisione, una armonizzazione fiscale.
 L’altra grande riforma da fare è quella burocratica. La riforma della giustizia penale è fondamentale per tutelare la libertà del nostro Paese. C’è poi la riforma della giustizia civile. Questa regione è stata ferita,  perché non si voleva fare la Gronda, perché i signori Verdi non  erano contenti. Basta con questo ambientalismo alla Greta. La nostra visione dell’ambiente è diversa,  siamo difensori dell’ambiente ma partendo da visione cristiana. L’ambiente è a nostra disposizione e noi dobbiamo salvaguardarlo per i nostri figli. Non abbiamo bisogno di un’altra religione, già abbiamo la nostra. Il tentativo di una certa sinistra di trasformare l’ambientalismo in un’altra religione. Servono serie riforme per utilizzare le risorse del Recovery fund, servono infrastrutture digitali, il nostro Paese non è competitivo, utilizziamo internet meno degli altri.
I fondi europei servono per far rinascere dalle macerie del coronavirus un’economia sana», ha aggiunto il vicepresidente del Parlamento europeo.

Tajani sulla riapertura delle scuole, prevista per il 14 settembre: «A questo punto per non procedere a due bonifiche che costerebbero un prezzo troppo allo Stato, sarebbe di buon senso di riaprire le scuole, dopo il voto per le regionali e i referendum».

Sulla gestione del Coronavirus, sempre in tema di riapertura scuole, l’europarlamentare e vice coordinatore nazionale di Forza Italia ha detto: «Una gestione da dilettanti allo sbaraglio. Il governo è intervenuto male e in ritardo, senza sapere cosa dovesse fare, sottovalutando il ritorno del Coronavirus e la nostra proposta è di un accordo con le scuole non statali, che avrebbe contribuito a risolvere il problema».

Sull’immigrazione: «Sono convinto che il problema immigrazione lo si risolva a livello europeo, perché ormai è un fenomeno di così vasta portata che l’Italia da sola o la Grecia da sola o ancora i Paesi balcanici da soli, non possono risolvere. Serve, però, intervenire in Africa con investimento miliardario, servono almeno 60 miliardi per la crescita del continente africano». E ancora: «Considerato l’incremento di Coronavirus anche in Africa, serve anche fare accordi con i Paesi da dove partono gli immigrati, per bloccare i flussi, perché tra gli immigrati clandestini ci sono pure molti portatori sani o anche malati. Dobbiamo anche impedire che poi vengano accusati di essere untori: perché non si intende criminalizzare nessuno. Abbiamo chiesto all’Ue di verificare i flussi migratori da Afganistan, Pakistan e Bangladesh, attraverso l’Africa sub sahariana per poi passare attraverso la Libia e il Mediterraneo, perché nel caso di un flusso preoccupante senza controllo e filtri, l’Europa avrebbe, credo, il dovere di chiudere le frontiere meridionali, esterne. Se noi teniamo conto, che nel 2050 ci saranno due miliardi e mezzo di africani: se non cambia la situazione lì, non ci saranno navi da guerra, blocchi dei porti che fermeranno uno spostamento biblico. Ricordiamoci che neanche il più grande esercito della storia del mondo, quello romano, quando sono arrivate le invasioni, gli spostamenti dall’est verso l’ovest sono stati in grado di fermarle».