Provincia di Imperia, coste inquinate a Camporosso, Taggia e Ventimiglia
Il monitoraggio di Goletta Verde sulla regione
Genova — Dei sei punti indagati da Goletta Verde in provincia di Imperia, tre di questi sono risultati “inquinati”: un punto alla foce del fiume Roja a Ventimiglia, un punto alla foce del torrente Nervia fra Ventimiglia e Camporosso e un punto alla foce del torrente Argentina nel Comune di Taggia. Gli altri tre punti sono risultati nei limiti e sono il punto in spiaggia alla foce del rio Crosio, il punto in spiaggia di fronte il torrente San Romolo a Sanremo e il punto alla foce del torrente San Pietro a Diano Marina.
È questa, in sintesi, una fotografia scattata lungo le coste di Ponente della Liguria da un team di tecnici e volontari di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.
I dati, raccolti tra il 3 e il 4 agosto 2020, seguono quelli già presentati al pubblico sulla Liguria di Levante in cui su 12 punti analizzati, 4 sono risultati “fortemente inquinati”.
«Le analisi delle acque costiere del ponente ligure – commenta Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria – confermano una situazione divenuta purtroppo cronica per tutta la regione. Che si tratti di canali, rivi, torrenti o fiumi quando la loro portata d’acqua è sufficiente a raggiungere le coste delle città più grandi o le aree marine protette, le spiagge ed il mare dei borghi costieri, sfociando trasportano un carico batteriologico inquinante.
È su questi sistemi ecologici che bisogna accelerare i controlli, indagando e approfondendo in modo puntuale la ricerca sui luoghi di immissione di scarichi abusivi, condotte che perdono, mancata manutenzione e scarsa depurazione perché questi sono i principali indiziati dell’inquinamento costiero che abbiamo rilevato.
Invitiamo gli enti preposti il cui territorio comunale ricade lungo i corsi d’acqua, dalla costa all’entroterra, anche aggregandosi tra loro, ad effettuare analisi suppletive, in modo da identificare, isolare e intervenire sui punti problematici che verranno rilevati.»
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
Ad aggravare la situazione, è il fatto che nei punti risultati inquinati ed in zone giudicate balneabili i tecnici di Goletta verde non hanno trovato traccia del cartello di informazione sulla qualità delle acque, lo strumento obbligatorio per legge che permetterebbe ai bagnanti di sapere delle potenziali criticità dell’area dovute alla presenza delle foci di torrenti e fiumi e che potrebbe prevenire l’insorgere di possibili problemi.
Foci di fiumi e torrenti, rivi, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge rappresentano, infatti, i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare.
La denuncia sulle carenze depurative da parte di Legambiente vuole provare a superare questo deficit cronico, anche per tutelare il turismo e le eccellenze dei territori.
Rispettando le restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia, per la prima volta quest’anno la Goletta non segue il classico itinerario coast to coast a bordo della propria imbarcazione, che si prende una piccola pausa attraverso una formula inedita, che ugualmente punta a non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e sugli abusi che minacciano le coste italiane.
La 34esima edizione di Goletta Verde vede come partner principali CONOU (Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati) che, come ribadisce anche il presidente Paolo Tomasi «Da 36 anni si impegna ad evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato possa danneggiare i nostri mari e laghi.» e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals.
Partner sostenitore è invece Ricrea (Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio).
La campagna 2020 è inoltre realizzata con il contributo di Fastweb.
Media partner è la Nuova Ecologia.