Covid, ipotesi tamponi in frontiera. Toti: «Insensato, ci sarebbero code da Marsiglia a Genova»

30 agosto 2020 | 19:55
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«Abbiamo fatto entrare tanti stranieri che non ne avevano il diritto senza nessun tampone»

Sanremo. «Riapriremo le scuole, faremo votare questa regione e per quanto mi riguarda le frontiere resteranno aperte». Lo ha detto, al termine del punto stampa sul Coronavirus, il governatore uscente e candidato alla presidenza della Regione Liguria Giovanni Toti, a Sanremo dove è giunto in serata al termine di un tour elettorale nell’Imperiese.

Vista l’ipotesi di effettuare controlli e tamponi a chi varca il confine italo-francese, paventata in queste ore, vista la recrudescenza dei contagi in Costa Azzurra, dal ministro alla Salute Roberto Speranza, il candidato del centrodestra ha espresso scetticismo e perplessità, fino ad auspicare che non vengano prese misure che potrebbero ledere all’economia ligure oltre che influenzare negativamente la vita di migliaia di frontalieri.

«Sono a Sanremo – ha detto – Molte persone di Sanremo lavorano oltre confine in Francia e molte persone dalla Francia vengono a fare acquisti a Ventimiglia, Bordighera, Sanremo, Imperia, insomma siamo in una zona di frontiera. A qualcuno, ora, visto che sono cresciuti i contagi in Francia,, viene in mente che tutti i giorni all’entrata e al ritorno bisognerebbe fare i tamponi ai frontalieri che sono circa 5mila».

«Pensate cosa vuol dire fare ogni giorno 5mila tamponi a chi entra e a chi esce – ha aggiunto Toti – Vuol dire delle code che arriverebbero probabilmente da Ventimiglia a Marsiglia, e da Ventimiglia a Genova in senso opposto. Non faccio volentieri demagogia, e parlo raramente di cose che non riguardano la regione Liguria, ma abbiamo fatto entrare tanti stranieri che francamente non ne avevano il diritto senza nessun tampone e ora ritengo che fare il tampone agli unici che per lavoro fanno avanti e indietro dalla frontiera e farglielo tutti i giorni è qualcosa di piuttosto insensato».

A spaventare il presidente ligure è la possibilità che il governo centrale stia pensando ad una nuova chiusura del Paese. «Se c’è aria strisciante di chiudere di nuovo, e non di chiudere singole zone dove dovesse accrescere il contagio, cosa sempre possibile, ma chiudere il paese (prima i locali notturni, poi quelli diurni, poi le frontiere, poi i frontalieri) e tornare all’emergenza e al lockdown senza nessuna motivazione», ha detto ricordando che in Liguria i posti letto in ospedale dedicati al Covid sono 350 di cui solo una trentina occupati, «se qualcuno pensa di drammatizzare la situazione perché gli fa comodo, perché non sa assumersi la propria responsabilità di governare, perché non ha il coraggio di fare delle scelte, credo stia seduto nel posto sbagliato: quando si governa bisogna essere capaci di assumersi delle responsabilità. Noi lo facciamo quotidianamente: riapriremo le scuole, faremo votare questa regione e per quanto mi riguarda le frontiere resteranno aperte».