Torna in tv “Narcotica”: il viaggio sulle rotte del narcotraffico che parla dell’opera di don Rito per salvare i bambini

9 luglio 2020 | 09:38
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Torna in tv “Narcotica”: il viaggio sulle rotte del narcotraffico che parla dell’opera di don Rito per salvare i bambini
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Torna in tv “Narcotica”: il viaggio sulle rotte del narcotraffico che parla dell’opera di don Rito per salvare i bambini
Torna in tv “Narcotica”: il viaggio sulle rotte del narcotraffico che parla dell’opera di don Rito per salvare i bambini

In onda da stasera, giovedì 16 luglio la puntata dedicata all’associazione Oasis de Amor y Paz

Sanremo. Torna in tv la serie Narcotica, in onda a partire da questa sera, alle 23,20 su Rai 3. Il viaggio sulle rotte del narcotraffico raccontato in cinque puntate parlerà anche dei bambini del Catatumbo, in Colombia, e dell’importante opera svolta dall’associazione Oasis de Amor y Paz: la onlus fondata dal sacerdote colombiano ma sanremese d’adozione e attuale parroco di San Biagio e Soldano don Rito Alvarez che salva bimbi e ragazzi, strappandoli dalle mani dei narcos per dar loro la possibilità di studiare e costruirsi un futuro più roseo.

A partire da stasera, il programma di Valerio Cataldi e di Raffaella Pusceddu torna ad immergersi in quelle zone proibite dove regnano corruzione e violenza, il cui controllo è conteso dai cartelli del narcotraffico, gruppi di guerriglieri, paramilitari, gruppi di polizia autocostituita. Il focus della nuova serie è centrato sulle comunità indigene che in Sudamerica sono assediate dalla violenza dei cartelli di narcotrafficanti che li costringe a lavorare come schiavi nelle piantagioni di coca e di papavero da oppio, e dal disboscamento e dall’inquinamento messi in atto anche e soprattutto dagli stessi narcos. Oltre 1.700 attivisti ambientali sono stati uccisi in quindici anni mentre cercavano di proteggere la loro terra, l’acqua o la fauna selvatica locale. Il numero di omicidi dei difensori della terra nel 2019 è aumentato da due a quattro a settimana.

Dal Messico alla Colombia fino alla Calabria. Il procuratore Nicola Gratteri e i suoi uomini ci accompagnano ancora in questo viaggio con il racconto delle indagini che hanno scoperto gli affari della ndrangheta con i narcotrafficanti sud americani.
La prima puntata in onda giovedì 9 luglio in seconda serata, ci porta dentro una raffineria di eroina nello stato di Guerrero, in Messico. Per la prima volta le telecamere riescono a riprendere tutte le fasi di produzione di china white, la micidiale eroina che sta facendo strage negli USA e in Canada. Il viaggio prosegue, sempre in Messico, terzo produttore al mondo di oppio e uno dei paesi più violenti del pianeta con i 34.600 omicidi commessi nel 2019 (95 al giorno). Narcotica torna anche tra le milizie di Filo de Caballos, un piccolo villaggio roccaforte della polizia comunitaria di Guerrero che combatte una guerra feroce contro il cartello del sud. Una guerra che si è inasprita negli ultimi mesi e che ha bisogno dell’oppio per sostenersi, da un lato come dall’altro. Andiamo nello stato di Michoacan per raccontare la comunità indigena Purepecha che ha fatto una vera e propria rivoluzione per liberarsi da corruzione e violenza: la popolazione è insorta contro i trafficanti di legna che stavano devastando le foreste ancestrali, ha cacciato i gruppi criminali che avevano raffinerie di eroina nella zona e ha cacciato la politica corrotta. Da allora si auto governa e si autodifende dalle incursioni dei gruppi criminali che continuano ad operare impuniti oltre i confini della città di Cheran.
Dal Messico all’Italia con le operazioni della Polizia di Stato coordinata dalla Procura di Catanzaro nella provincia di Cosenza contro il potente clan “degli zingari” ed il racconto del Procuratore Gratteri dell’ascesa del rampollo del clan Luigi Abbruzzese, fino alla sua cattura. Le raffinerie di eroina ci sono anche in Italia, il Procuratore Gratteri ne racconta la storia dagli anni 70 ad oggi.

Un viaggio che proseguirà nelle puntate successive nei campi di coca e nei laboratori nascosti nella selva colombiana dove si produce il 70 per cento di tutta la coca prodotta nel mondo. Entriamo nel Catatumbo, la regione della Colombia al confine con il Venezuela e ci addentriamo nella giungla sul Rio de Oro, dove vivono i Motilones Barì, una comunità indigena sterminata prima dai conquistadores, poi da tre compagnie petrolifere degli Stati Uniti con il sostegno del governo colombiano che li “autorizzava a difendersi dalle proteste dei selvaggi che si opponevano all’estrazione del petrolio”. I Barì sopravvivono lavorando come schiavi nei campi di coca controllati dai guerriglieri dell’Esercito di Liberazione Nazionale. «I bambini raccolgono coca fin dai 5 anni di età, sono schiavi dei narcos e di chi consuma cocaina, basti pensare che per fare una dose un bambino Barì deve lavorare per tre settimane» racconta don Rito Alvarez che cerca di strappare quei bambini alla schiavitù del lavoro nei campi offrendogli la possibilità di studiare.

Narcotica proseguirà il viaggio nei picaderos, i luoghi senza legge di Tijuana al confine tra Messico e Usa, a Medellin con un incontro ravvicinato con i ragazzini armati fino ai denti dell’oficina di Envigado, il gruppo criminale erede del cartello di Pablo Escobar, a Vera Cruz in Messico, dove seguiamo la Brigada de Busqueda, un gruppo composto da centinaia di familiari dei desaparecidos messicani che scavano in una enorme fossa comune dove il cartello dei los Zetas ha bruciato e fatto sparire centinaia di persone.