Sanremo, commercio in affanno: la città spera nello shopping di agosto
Calo dei consumi, flussi turistici ridotti, e-commerce e saldi anticipati in Francia gravano sul settore del tessile
Sanremo. Il covid non è affatto alle spalle per l’economia della città dei fiori. Ogni quartiere ha i suoi numeri, le sue perdite, la sua specifica situazione commerciale che oscilla a seconda del target di utenze. Su tutte le attività – dalla ristorazione al commercio al dettaglio, dall’abbigliamento al piccolo alimentari – gravano due spade di Damocle ben precise: il calo dei consumi, dovuto alle casse integrazioni e ai mancati incassi da parte dei cittadini durante il lockdown, e il ridotto flusso turistico.
C’è un settore, però, la cui salute è doppiamente minacciata. Ed è quello del tessile, su cui grava l’accanita concorrenza dell’e-commerce insieme a quella dei cugini francesi. Perché la scelta nazionale di posticipare la data di inizio dei saldi estivi al 1° agosto ha avuto come effetto quello di riaprire la rivalità con i canali distributivi online, già all’opera con scontistiche anche del 50%, e con le attività della vicina Francia, partite con le vendite promozionali il 15 di luglio.
Antonio Fontanelli, rappresentante Sanremo On e Federmoda Imperia, nonché titolare di un noto negozio di abbigliamento del centro, dice: «Non ho la sfera di cristallo, non posso sapere come andranno i saldi, ma ci speriamo. Ad oggi la media del fatturato del settore tessile è del 20%-30% in meno rispetto alla stagione estiva dello scorso anno. Cifre che riguardano Sanremo, zona turistica, perché i numeri delle grandi città sono ben più gravi con cali anche del 50%-60%. A penalizzarci, l’incertezza economica del periodo, l’inizio anticipato delle vendite a prezzi ribassati in Francia e soprattutto la vendita online la cui regolamentazione non riesce a dialogare con quella fisica».
Senza dimenticare che i negozi si trovano ancora con i magazzini pieni di merce invenduta. «Per incentivare le vendite – spiega – abbiamo ridotto i prezzi degli articoli rimasti invenduti durante la quarantena». Una quantità enorme, «basti solo pensare che la collezione primaverile della donna arriva in dicembre. La merce non può essere buttata, deve essere smaltita e le aziende non ritirano nulla: è tutto sulle spalle dei titolari che devono anche garantire il posto di lavoro ai dipendenti. Tutti stanno facendo sacrifici per non lasciare a casa nessuno, magari riducendo il numero delle ore».
A peggiore la situazione è una domanda dimezzata. I residenti limitano gli acquisti all’ordinario e soprattutto, sottolinea Fontanelli, «mancano i turisti.Si lavoricchia il weekend con le seconde case ma i francesi sono pochi ed è completamente assente la clientela americana, inglese e quella proveniente dal nord Europa. Speriamo che in agosto si registrino più presenze».
Seppur in affanno, i commercianti non demordono e continuano a puntare su quelle che da sempre sono le loro carte vincenti: «Alta qualitàdei prodotti e tanta attenzione ai bisogni del cliente».