Dal lago Pigo alle piscine, il rilancio della val Nervia passa dalle terme di Pigna

24 luglio 2020 | 07:00
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Hotel acquistato da imprenditori russi. Il sindaco Trutalli: «Lavoreremo per garantire supporto logistico all’impianto»

Pigna. Rinomata fin dai tempi dei romani, quando il borgo era una delle porte di accesso alla Gallia, la stazione termale di Pigna ha attraversato i secoli fino a quando Battistino Manesero, dopo aver acquisito la prima centrale elettrica al fondo del paese negli anni Venti del Novecento in funzione dei frantoi della sua famiglia, si accorse delle pozze e costruì il primo impianto che gestì per diversi anni fino alla vendita. Una storia che poi si perde nel tempo, come la vena termale, considerata persa a metà del Novecento e che oggi pesca a 60 metri di profondità. La costruzione del grande albergo di proprietà dell’imprenditore Piergiorgio Parodi avviene negli anni Novanta. Nel 2000 l’imponente struttura con le sue 90 camere e sei suites, il ristorante e le diverse piscine, è pronta ad accogliere i turisti. Il sogno finisce nel 2015, quando il “Grand Hotel” chiude e viene messo all’asta. Dopo cinque anni, oggi la struttura ha un nuovo proprietario: un gruppo imprenditoriale russo che l’ha acquistata a poco più di 4milioni di euro da un prezzo iniziale di più di 22milioni. Un affare, ma anche una speranza di rilancio e rinascita per Pigna e per tutta la val Nervia.

Facendo un passo indietro si scopre che, in realtà, già alla fine dell’Ottocento si era iniziato a sfruttare le proprietà benefiche delle terme, uniche in Liguria di acqua solforosa: un concentrato di minerali che sgorgano dall’antica sorgente Madonna Assunta a una temperatura tra i 28 e i 32 °C. Le loro proprietà terapeutiche naturali erano state avvalorate da analisi chimiche sulle acque effettuate intorno alla seconda metà dell’Ottocento, mentre bisogna aspettare i primi anni del Novecento per vedere la costruzione di locali con all’interno tinozze dove era possibile fare i bagni con l’acqua sulfurea.

Ma la storia delle terme è ancora più antica, e lo si capisce anche dai toponimi, visto che il lago Pigo, che dopo i lavori del 2000 si è abbassato di almeno due metri, prende il nome da lago putridus (per l’odore emanato dalle acque sulfuree) e ha al suo interno una cavernetta piena di fango termale. Una leggenda che si perde nella notte dei tempi, narra infatti che un contadino che passava da quelle parti con la sua asina affetta da un eczema, abbia curato il suo animale grazie al benefico effetto delle acque.

«Bisogna aspettare gli anni Cinquanta per avere il primo impianto con la piscina», racconta il sindaco Roberto Trutalli. L’inaugurazione del primo stabilimento termale, infatti, avvenne nel 1954. «La cosa è importante – dice – E’ che fin dall’inizio si pensa alle cure termali, poi viene costruito il primo bar e la struttura si allarga».

Un secondo progetto, quello più impattante per il territorio, arriva come anticipato all’inizio degli anni Novanta e porta il nome di Piergiorgio Parodi, che acquisisce la concessione mineraria e comincia a costruire la nuova struttura utilizzando in parte il materiale che gli era avanzato dopo la costruzione di un’enorme moschea in Marocco. Un hotel imponente, quello di cui ora resta lo scheletro esterno, che a pieno regime consumava 750mila litri di acqua al giorno, tra camera, suites, ristorante e piscine. «L’impianto termale in realtà ha sempre funzionato – dichiara Trutalli – Anche in virtù della convenzione con la Asl siglata nel 2010». Difficoltà, invece, incontra l’albergo che chiuderà a causa dei debiti.

Una pagina di storia non felice che può ora trovare la sua rivincita grazie al nuovo acquirente e al Comune che lavorerà per non perdere una nuova occasione. «Ci siamo impegnati in prima persona riguardo al recupero di quella che è la parte prospiciente alle terme – spiega il sindaco – Per la creazione di una grande area verde attrezzata a servizi e impianti sportivi, ma stiamo anche lavorando per rilanciare tutto il territorio montano attraverso la copertura della rete cosiddetta escursionistica ligure. Puntiamo alla possibilità di entrare all’interno di quelle che sono le ciclovie dalle Alpi al Mediterraneo portate avanti dall’Atl di Cuneo, attraverso l’Alta Via del Sale».

Parola d’ordine: outdoor. «Stiamo puntando, ad esempio, all’installazione di colonnine per l’e-bike: un settore che sta crescendo in modo esponenziale – dichiara Trutalli -. Cerchiamo con i nuovi proprietari delle Terme, una strada che porti sempre di più l’impianto termale all’interno di un disegno complessivo di sviluppo del territorio. A questo legheremo la parte dell’agricoltura, dei prodotti di nicchia, della distillazione delle essenze aromatiche, che ha ripreso a Pigna grazie a un giovane, la produzione del miele, il fagiolo bianco». Oltre alle bici, il Trutalli punta in alto e anticipa di aver pensato a portare a Pigna le mongolfiere, come già avviene a Mondovì, per ammirare la valle dall’alto.

Terme e Pigna sono un connubio imprescindibile. Per questo il sindaco punta molto sullo sviluppo che la riapertura dell’impianto porterà al suo paese. «Lo sviluppo delle terme va anche ad intervenire sul centro storico – dice – Che, voglio ricordarlo, è uno dei più grandi del ponente ligure a livello urbanistico, ma che per il 70 per cento è vuoto. Il nostro obiettivo è quello di un ripopolamento. Per questo abbiamo anche intrapreso un discorso che riguarda la metanizzazione (o gnl, gas naturale liquefatto) del paese. Siamo in attesa di un project financing che ci verrà presentato a settembre. Insomma, stiamo lavorando per dare all’impianto termale un supporto logistico fondamentale: l’esperienza ci ha insegnato che non possiamo mantenere questo impianto se non mettiamo delle idee».

Tutti interventi che creeranno sicuramente posti di lavoro, dalla richiesta di manovalanza, a quella di persone con qualifiche medio-alte, come i diplomati delle scuole alberghiere, ma anche fisioterapisti, dermatologi, e professionisti dell’accoglienza turistica. Oltre all’impianto e al suo albergo, la val Nervia offre oggi un’incredibile offerta ricettiva grazie alla tendenza, consolidatasi negli anni, dell’albergo diffuso.

Una speranza confermata dalle presenze post emergenza Covid. «Abbiamo visto crescere in questi giorni la richiesta da parte di persone che vogliono venire in montagna, sia nella zona di Gouta che di Melosa, dove ci sono tre rifugi – dichiara Roberto Trutalli – E noto la presenza di centinaia di persone al rio Carne, rio che è stato temporaneamente salvato. Ci sono due cause aperte al tribunale delle acque pubbliche, ma questa amministrazione non demorde. Andremo in Cassazione. Io difendo il diritto delle nostre comunità a gestire e mantenere le nostre risorse idriche. Grazie al lavoro che abbiamo portato avanti, il ponte è diventato un monumento nazionale e questo è un tassello importante. Abbiamo faticato, ma ne vale la pena».