Lavoratori dello spettacolo, Pastorino (Linea Condivisa): «Regione Liguria attivi risorse FSE per misure integrative»

28 luglio 2020 | 17:28
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Lavoratori dello spettacolo, Pastorino (Linea Condivisa): «Regione Liguria attivi risorse FSE per misure integrative»

«Categoria trascurata e senza tutele. Il tanto sbandierato ritorno alla normalità con loro non si applica»

Genova. «Dicono che con la cultura non si mangia. Eppure oggi davanti alla Regione ci sono moltissime persone che protestano, perché la cultura è il loro lavoro. O almeno dovrebbe esserlo». Lo dichiara il capogruppo di Linea Condivisa Gianni Pastorino, che durante la giornata odierna ha partecipato alla mobilitazione dei lavoratori dello spettacolo, condividendone pienamente lo spirito e i contenuti.

«Il tanto sbandierato ritorno alla normalità con loro non si applica. La riapertura dei luoghi di cultura e spettacolo, infatti, tarda ad arrivare. Oppure è parziale, visti i limiti imposti dal contingentamento del pubblico –spiega Pastorino -. Stiamo parlando di lavoratori con tipologie contrattuali complesse e molto diversificate. Una categoria a rischio di invisibilità, messa economicamente in ginocchio dai mesi del lockdown, che non riesce ancora a vedere la luce in fondo al tunnel».

«Insieme alle altre forze di opposizione abbiamo insistito per scrivere e votare un OdG che impegnasse la giunta a utilizzare le risorse del Fondo Sociale Europeo, per avviare politiche integrative sul piano economico e della formazione, a beneficio di questi lavoratori così colpevolmente trascurati – sottolinea Pastorino -. Ma Linea Condivisa vuole di più».

«Vogliamo una politica che aiuti l’imprenditoria culturale, con attenzione alla sostenibilità dei progetti e alla loro utilità per il territorio. Vogliamo reti di accesso ai fondi diretti, per garantire le infrastrutture, le produzioni di spettacolo e la formazione di professioni culturali. Vogliamo incentivi per le residenze artistiche: siamo fra le ultime regioni prive di un sistema che ospiti le energie creative, e ciò ci impedisce di beneficiare di appositi finanziamenti nazionali e comunitari – fa il punto Pastorino -. In Italia, per quasi un milione e mezzo di persone cultura significa lavoro. E col lavoro si deve poter mangiare: stabilmente, con professionalità riconosciuta e diritti certi».