L’Ariston pensa alla riapertura con l’incognita Festival, intervista al patron Walter Vacchino

8 luglio 2020 | 01:45
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«Spero ad agosto con la sala più prestigiosa, ma devono uscire film che giustifichino il ritorno del cinema»

Sanremo. Fase 3 covid-19. Lo Stato dà a teatri e cinema italiani il nulla osta per ripartire dopo il lockdown. Il 15 giugno avremmo potuto essere tutti in sala. “Avremmo potuto”, il condizionale è d’obbligo dal momento in cui ripartire non è così scontato. E non solo per la zavorra degli incassi: l’emergenza sanitaria ha inceppato ingranaggi di base e le incertezze del momento non favoriscono la loro rimessa in moto. Teatri e cinema restano allora chiusi. Anche l’Ariston.

«Tutte le mattine appena mi sveglio penso a quando riaprire – confida a Mattino24 il patron Walter Vacchino – ma per farlo dobbiamo avere un basso rischio di contagi, buon senso e conoscenza. Devo avere la certezza di poter offrire agli spettatori quella serenità che cercano quando entrano in una sala. Ma in questo momento l’incertezza è l’unica cosa certa e quindi non riapriremo».

È risoluto, conscio delle sue decisioni il proprietario e direttore artistico del teatro e cinema di Sanremo. Perché se poche sono le sicurezze, poche sono anche le nuove pellicole in circolazione, almeno quelle buone. «Gli Stati Uniti stanno vivendo un momento drammatico e i film non vengono editati, pellicole che dovevano uscire a luglio sono state riposizionate su agosto. Se ci saranno film capaci di giustificare la sostenibilità della sala, spero quindi di poter riaprire ad agosto. A disposizione, però, metteremmo soltanto la sala storica dell’Ariston». Quella che dal ’77 ospita il Festival.

Ennesimo paradosso nel paese della Commedia dell’Arte, di Goldoni, di Alfieri e ancora Pirandello, De Filippo, Dario Fo e Carmelo Bene, le regole imposte dal Governo, del resto, sono incompatibili con i bilanci di sale private come quella sanremese.

E se Vacchino all’obbligo di una platea di sole duecento persone in una struttura che ne può contenere anche due mila, della rilevazione della temperatura all’ingresso (facoltativa) e dell’uso della mascherina preferisce proseguire con lo streaming online del suo Alle cinque della sera, palcoscenico reale e palcoscenico virtuale potranno forse unirsi in occasione dei primi due grandi eventi attesi all’Ariston. «Per Sanremo rock, nella prima quindicina di settembre, e per il Premio Tenco, a ottobre, immaginiamo di avere una platea di persone vive, presenti, e una platea virtuale che possa acquistare questa poltrona web e godere dello spettacolo anche in streaming in diretta. In questo modo potremmo avere una platea più ampia e l’emozione del palcoscenico potrà essere trasmessa su diversi livelli».

«Qualsiasi previsione – sottolinea Vacchino – è da riscontrarsi con la realtà. La volontà è che sul palco si esibiscano gli artisti e in platea gli spettatori. Quanti saranno questi ultimi lo sapremo al momento e credo che dobbiamo attraversare l’estate per avere dati più certi».

Lo stesso vale per quella grande incognita che è il Festival 2021: «Se si dovesse fare all’Ariston come ha lasciato intendere il sindaco, anche se a oggi non ho notizie certe, ci faremo trovare con una struttura tecnicamente aggiornata, sia per quanto riguarda la fibra che altri servizi così da rispondere alle disposizioni sanitarie e tutelare artisti e spettatori. Qualunque valutazione è comunque prematura, da qui a 8-9 mesi le norme potrebbero cambiare e in base alle disposizioni del momento ci adegueremo. Per ora possiamo solo aspettare».

E in questa attesa il patron del Tempio della musica coglie l’occasione per riscoprire i più grandi capolavori dell’immenso Ennio Morricone, recentemente scomparso: «Quello che porto nel cuore? L’indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, la cui cadenza musicale credo sia un battito, un anelito verso un mondo più civile che ancora oggi stiamo cercando».