Ventimiglia, «Il campo Roja non è un albergo». Il Prefetto: «Chi è irregolare deve essere espulso»
Il centro non aprirà a nuovi ingressi fino alla fine dell’emergenza sanitaria
Ventimiglia. Nessuno può accedere al Campo Roja e nessuno potrà farlo finché ci sarà un’emergenza sanitaria in corso. A dirlo all’Ansa è il prefetto di Imperia Alberto Intini, che spiega: «La Prefettura di Imperia non ha chiuso il Campo Roya, ma dal 6 maggio nessuno può più entrare, per evitare di creare un focolaio. Gli ospiti possono uscire qualche ora per una passeggiata, purché rientrino per pranzo, cena e pernottamento, altrimenti restano fuori, perché il centro non deve diventare un albergo e neppure un trampolino di lancio verso la Francia. Chi è irregolare dev’essere espulso».
Al Campo gestito dalla Croce Rossa, rivela il Prefetto, i casi di contagio da Covid-19 negli ultimi mesi sono stati tre: con un migrante ricoverato e altri due che hanno trascorso la quarantena all’interno del centro.
«Chi vuole presentare domanda di protezione internazionale può farlo presentandosi in commissariato o in questura e sarà indirizzato a un centro di accoglienza, ma non sarà lui a decidere quando e dove», aggiunge Intini, rispondendo così anche al sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino che da qualche giorno preme per la riapertura del campo visto l’aumento dei flussi verso la Francia. «Con i rischi sanitari che ci sono, non possono essere consentite entrate e uscite come prima», spiega. Sui nuovi arrivi in città, il Prefetto aggiunge: «Qualche presenza in più si nota, ma non ci troviamo di fronte a situazioni allarmanti e la situazione è monitorata dalle forze di polizia».
Il rappresentante del governo ha annunciato un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e un vertice regionale, con tutti i prefetti della Liguria, per trovare soluzioni al fine di frenare il flusso di migranti verso la Francia. Intini ha anche affermato che al momento sono circa 120 gli stranieri ospiti del centro e che il trasferimento in altre province di chi ha presentato domanda di protezione internazionale è stato posticipato. «Di intesa con l’Asl si è deciso di non far entrare in struttura persone di cui non conosciamo la storia sanitaria. Dovremmo, infatti, mettere tutti in quarantena, ma non ci sono gli spazi. Stiamo imponendo e subendo come cittadini delle regole e pertanto non possiamo creare situazioni a rischio. Basta un solo caso, per contagiare tutti, anche il personale che opera all’interno».