Tonno rosso oltre due metri salpato davanti a Sanremo, uno dei pesci più pregiati (e travagliati) del Mediterraneo



La cattura di questa specie, secondo le direttive europee, è severamente regolamentata
Sanremo. Preda d’eccezione per un peschereccio imperiese. Un grosso esemplare di tonno rosso, lungo circa 2,2 metri e del peso di circa 180 chili, ha abboccato all’amo di un palamito, la notte scorsa, nel tratto di mare di fronte alla Città dei Fiori. Il grosso pesce è stato poi venduto alla pescheria VB di Alassio.
La cattura di questa specie, secondo le direttive europee, è severamente regolamentata. Ad esempio sono stati fissati parametri minimi per gli esemplari trattenibili: la lunghezza di 1,15 m o il peso di 30 kg. E’ necessario avere una specifica autorizzazione per andare a tonno rosso e i pescatori sportivi non possono prenderne più di uno a bordata.
Nel caso del nostro “bestione”, chi l’ha salpato ha potuto farlo perché rientra nel caso di “cattura accidentale”. La barca in questione stava andando a pesce spada e una specifica legge prevede che ogni quattro spada si possa tenere un tonno, rimanendo comunque sotto una specifica soglia di peso annuale.
Leggi cosi severe sono la conseguenza di un passato di sovrapesca, durante il quale il numero di esemplari presenti nel Mediterraneo è drasticamente calato. Ultimamente la loro presenza si è fatta più consistente, grazie anche alla politica di controllo delle uccisioni.
Quello della pescheria alassina, ma come tutti gli altri tonni rossi catturati in Italia, è stato registrato e passato sotto la lente d’ingrandimento dei militari della Capitaneria di Porto, prima di poter essere immesso sul mercato, al fine anche di garantirne la tracciabilità.
Un pesce simile, dalle “dimensioni importanti”, può essere venduto dal pescatore anche a 2000 euro. La carne, rossa e pregiata, viene consumata soprattutto dal popolo giapponese che, non solo nel classico sushi, utilizza l’ottanta per cento del tonno rosso pescato nel mondo. Quello mediterraneo è più saporito e grasso, anche per via della maggior concentrazione salina delle acque.
I nipponici sono presenti con il loro pescherecci in quello che i romani chiamavano “mare nostrum” da più di dieci anni. Attivi soprattutto tra la Sicilia e l’Africa, sono dotati di grossi pescherecci che intrappolano i pesci nella rete per poi trasferirli in una sorta di grossa gabbia subacquea che viene poi trainata fino al Giappone.
In queste imbarcazioni conosciute anche come “farm ship” o “navi fattoria”, lungo tutto il tragitto il pesce viene nutrito come in una specie di allevamento semovente. Prezzi da capogiro sul mercato di Tokio a parte, questo tipo di pesca permette anche che le femmine del tonno rosso, durante la loro permanenza in cattività dopo la cattura, possano spargere le uova nell’ambiente marino circostante, favorendo la propria riproduzione.