Test sierologici, Salvatore (ilBuonsenso): «I nodi vengono al pettine»

5 giugno 2020 | 11:18
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Test sierologici, Salvatore (ilBuonsenso): «I nodi vengono al pettine»

«La mancata promessa di controlli sierologici e tamponi sulla popolazione pesa molto in questa fase della ripresa»

Genova.«La Regione Liguria ha riaperto, siamo ben oltre la fase 2. Ancora in fase di emergenza il Governatore aveva annunciato grandi screening per tutti i liguri. Il test sierologico era la soluzione. Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive del San Martino di Genova, aveva richiesto, per superare il lockdown, uno screening della popolazione da eseguire attraverso i test sierologici: un passaggio basilare per favorire la ripartenza del territorio ligure. Dovevano essere fatti test sierologici a tappeto e banchetti in tutte le città, con personale sanitario pronto a testare le persone.

Come spesso accade, ma in questo caso il tempo è stato brevissimo, si può vedere dalle promesse ai fatti cosa viene effettivamente portato avanti dalla Regione. Ovvero niente. Niente è stato fatto in tal senso. Nessun banchetto di controllo è stato organizzato. Si è spinto in modo quasi patologico per la riapertura ma gli stessi inviti degli esperti e consulenti della Regione non sono stati ascoltati» – fa sapere Alice Salvatore, presidente Movimento ilBuonsenso.

«La mancata promessa di controlli sierologici e tamponi sulla popolazione pesa molto in questa fase della ripresa: il settore alberghiero viene visto come insicuro, i lavoratori rischiano di trovarsi a contatto con il virus in un momento in cui non ci si possono permettere a livello sociale ed economico nuovi contagi.

Le aziende sono il comparto più colpito da questa mancanza della maggioranza in Regione: per riaprire e riprendere le attività sono state obbligate a salvaguardare lo stato di salute dei loro dipendenti spendendo soldi di tasca propria per eseguire i tamponi. La Regione non ha fornito loro niente, obbligandoli a spendere denaro in un
momento in cui diverse realtà erano sull’orlo del fallimento e comunque prive di entrate da oltre due mesi. Persino molti operatori sanitari hanno dovuto pagare per farse un tampone.

Perché la maggioranza non ha organizzato uno screening gratuito? Ancora una volta promesse sono state fatte e non sono state mantenute. È stata acquistata una macchina per analizzare mille tamponi orofaringei al giorno: un dispositivo pagato con i soldi pubblici e utilizzato poco o nulla.

Al momento della ripartenza quindi la Liguria si è trovata ad affrontare la seguente situazione: sempre meno tamponi e test sierologici a pagamento, ovvero un mancato screening nonostante maggiori controlli prima della riapertura fossero stati richiesti dal primario del reparto di malattie infettive del San Martino di Genova.

Le aziende messe in crisi dalla chiusura sono state costrette a pagare di tasca propria i test. La politica degli annunci prima o poi arriva a confrontarsi con la realtà: il nulla di fatto. Come si dice: tutti i nodi vengono al pettine» – afferma Alice Salvatore, presidente Movimento ilBuonsenso.