Sanremo, rissa tra detenuti in carcere. Il SAPPe chiede di poter usare il Taser

21 giugno 2020 | 10:49
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Sanremo, rissa tra detenuti in carcere. Il SAPPe chiede di poter usare il Taser

Il sindacato della polizia penitenziaria denuncia da tempo le criticità della struttura di Valle Armea

Sanremo. Nuovo evento critico nel carcere di Valle Armea. A denunciarlo è il sindacato dei penitenziari SAPPe Liguria, che spiega: «Nel primo pomeriggio di ieri gli occupanti di tre celle, poco meno di 10 detenuti sud africani, per motivi al vaglio investigativo della polizia penitenziaria, sono venuti in colluttazione tra di loro usando tutto ciò che poteva essere utilizzata come arma.

Il personale è riuscito a dividere le opposte fazioni e rinchiuderli nelle rispettive celle evitando che la situazione degenerasse ulteriormente e, quindi, senza conseguenze per nessuno. Ora auspichiamo – continua il SAPPe – che la direzione intervenga applicando il procedimento disciplinare e anche penale.

Ad aumentare il rischio di criticità a Sanremo, 270 detenuti invece dei 230 previsti, è la possibilità offerta loro di vivere con le celle aperte, quindi liberi di circolare all’interno del loro reparto, così – afferma Lorenzo segretario del SAPPe ligure – si amplifica il pericolo che viene originato da carcerati particolarmente esagitati, oltretutto poco può fare la polizia penitenziaria con le poche unità in servizio che ce la mettono tutta per garantire la sicurezza ed incolumità.

E’ bene ricordare che la Penitenziaria non ha in dotazione strumenti per sedare situazioni simili. Sicuramente la pistola Taser sarebbe servita, il solo sapere che tale dispositivo è nelle disponibilità, già sarebbe un elemento di persuasione.

E’ indiscutibile – denuncia ancora Lorenzo del SAPPe – l’escalation negativa quanto pericolosa della gestione delle carceri liguri, ormai contraddistinti giornalmente da eventi critici come aggressione al personale, risse, autolesionismi, ecc. portati a compimento da una popolazione detenuta sempre più predisposta al rigetto delle regole penitenziarie. Quindi cosa si aspetta a rivedere il sistema penitenziario, serve una rivisitazione che consenta in primis la possibilità ai detenuti stranieri (circa il 30%) di scontare la pena nei loro paesi d’origine, oltre a non detenere in carcere soggetti altamente psichiatrici che poco o nulla assimilano del processo rieducativo collegato alla detenzione.

L’umanità della pena – conclude il sindacalista – non è certamente quell’attuale, oggi è garantita dalla polizia penitenziaria, per questo è necessario un potenziamento dell’organico e con la dotazione di strumenti tecnologici. Senza la Polizia Penitenziaria il pianeta carcere crollerebbe».