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Ospedale unico, la Viale ai contestatori: «Spostandolo di poche centinaia di metri non vengono meno le cure»

2 giugno 2020 | 16:57
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«Dobbiamo attrezzarci, dall’Ebola all’Hiv i nostri ospedali interessati da malattie infettive», sottolinea la vicepresidente della Regione

Imperia. Un nuova scritta a caratteri cubitali è apparsa sul molo di Oneglia “No all’Ospedale unico“. Da oltre 10 anni, da quando l’allora presidente della Regione Claudio Burlando lanciò l’dea dell’Ospedale unico, la provincia è spaccata tra favorevoli e contrari.

La vicepresidente della Regione e assessore alla Sanità Sonia Viale replica ai contestatori difendendo la scelta dell’unica struttura a Taggia.

«La politica -dice la Viale –  non deve avere ambiguità, c’è stata una presa di posizione importante, dopo aver ascoltato la comunità medica e anche le proposte e le soluzioni a delle criticità della sanità del Ponente ligure. Ho ascoltato i sindaci che, tra l’altro, nella loro competenza, hanno espresso un parere all’unanimità nella Conferenza dei sindaci anche assumendosi delle responsabilità sulle scelte.  È una comunità che vuole guardare al futuro,  con delle innovazioni tecnologiche, un ospedale che possa far superare le criticità dei presidi di Imperia e Sanremo, con una funzionalità e la possibilità di studiare per tempo una realtà che possa affrontare situazioni come quelle che abbiamo trascorso. Con l’augurio che non accada più,  però ciclicamente, dall’Ebola all’Hiv i nostri ospedali sono interessati da particolari evidenze di malattie infettive, quindi massima attenzione per evitare quei percorsi separati fatti in fretta e furia che per fortuna sono andati bene, ma dobbiamo pensare a delle strutture attrezzate. In più con la possibilità di atterraggio a pochi metri dell’elisoccorso, io penso che sia una cosa che non ha bisogno neanche di esser commentata».

«Io penso che la ragionevolezza prevarrà sul timore di chi pensa che spostando di poche centinaia di metri l’ospedale vengano meno le cure. Semmai dobbiamo puntare sulla risposta territoriale, quindi, sulle Case della salute, nelle quali concentrare le prestazioni ambulatoriali che ora vengono eseguite negli ospedali ma perché sono risposte, appunto, territoriali», conclude la Viale.