Il viaggio di Codamozza verso ovest: la balenottera che sfida ogni limite è nelle acque dell’Imperiese
Scortata da ricercatori dell’Istituto Tethys che studiano i suoi movimenti e con la presenza di una motovedetta della Guardia Costiera
Imperia. Continua verso ovest il viaggio di Codamozza, la balenottera comune che deve il proprio nome alla menomazione della coda: un handicap che non ha impedito all’animale di nuotare dalla Sicilia fino in Liguria, raggiungendo il Santuario Pelagos. Diventata, pur senza volerlo, simbolo di forza e sfida contro ogni limite, Codamozza dal largo di Imperia sta nuotando verso Ventimiglia scortata da ricercatori dell’Istituto Tethys e altri volontari che studiano i suoi movimenti e con la presenza di una motovedetta della Guardia Costiera, impegnata a monitorare le condizioni di sicurezza del cetaceo nei tratti di mare particolarmente sensibili come quelli vicino alle imboccature dei porti, dove unità da diporto in transito potrebbero ulteriormente ferirla o dove maggiori sono le presenze di curiosi attratti dalla “fama” del mammifero marino, che potrebbero avvicinarsi compromettendone la tranquillità e la sicurezza.
Secondo Tethys, che ha ribattezzato la balenottera “Codamozza” nel 1996, quando ha identificato e catalogato l’animale a cui mancava già un lobo della coda, il cetaceo ha perso completamente la coda con ogni probabilità a causa dello scontro con l’elica di una nave tra i mesi di agosto e settembre del 2019 nel Tirreno settentrionale. Da qui ha poi continuato a viaggiare nonostante la grave mutilazione e nell’ultimo anno ha percorso tutto il Mediterraneo, dalla Spagna fino alla Siria e poi all’Italia. Fino a una settimana fa si trovava nelle acque antistanti Catania.
Codamozza appare agli occhi esperti dei biologi marini molto magra, forse perché la menomazione della coda le impedisce di immergersi e raggiungere i banchi di plancton di cui è ghiotta. «Non riesce ad alimentarsi correttamente perché probabilmente non può raggiungere delle grosse profondità – spiega la ricercatrice dell’istituto Tethys Sabina Airoldi -. E poi perché, siccome nuota solo con le pinne pettorali, fa molta fatica. Questo dimagrimento così marcato la sta sfinendo. I cetacei accumulano nel loro grasso delle sostanze tossiche che sono liposolubili. Quando ci sono dimagrimenti così importanti, l’animale dal grasso trae sostanze nutritive ed energetiche ma al contempo mette in circolo nel sistema metabolico anche queste sostanze tossiche che sono degli immunodepressori e la rendono meno capace di reagire ad infezioni batteriche, funginee e virali».
Per questo, oltre alle precauzioni che è necessario adottare in caso di avvistamento di cetacei in mare, per Codamozza bisogna avere un occhio di riguardo in più. Tra l’altro gli scienziati nutrivano poche speranze per l’animale. «Dall’anno scorso, quando abbiamo ricevuto le foto di Codamozza pochi giorni dopo la perdita della coda – dice Airoldi -. Nessuno di noi avrebbe pensato che sarebbe riuscita a sopravvivere per quasi un anno e invece è ancora qua. Sicuramente è una lottatrice, perché non solo è sopravvissuta fino ad ora, ma ha viaggiato in tutto il Mediterraneo. E’ un animale di una forza impressionante». Le speranze, però, non sono perdute. «Il fatto che nuoti così sottocosta ci fa sperare che mangi le acciughe e le sardine che in questo momento sono molto abbondanti e quindi pensiamo che si stia alimentando un pochino. Riesce a fare anche immersioni di qualche minuto», spiega ancora la biologa marina.
«La Capitaneria di Porto ancora una volta ha dimostrato una sensibilità incredibile, e questo va loro riconosciuto, nel cercare di evitare che l’animale venisse disturbato – conclude Sabina Airoldi -. Dopo averla letteralmente scortata nello Stretto di Messina per evitare che subisse lo scontro e venisse collisa dall’elevato traffico, appena è arrivata in Liguria, subito la direzione marittima di Genova si è attivata e ha fatto in modo che la balenottera non fosse mai sola, in una staffetta di motovedette che l’hanno accompagnata da Genova fino a qua. Insieme a questa staffetta della Guardia Costiera, va ricordato anche il prezioso lavoro dei ricercatori che operano nel Santuario e che, in ogni modo, hanno tutti cercato di dare il loro supporto».
REGOLE PER AVVICINARSI AI CETACEI
Al di là dell’emozione che un incontro in mare aperto con i mammiferi marini regala ai fortunati spettatori, è bene ricordare che i cetacei sono minacciati da molti pericoli, tra cui la cattura accidentale nelle reti, l’inquinamento chimico, l’ingestione di plastica e le microplastiche, la scarsità di cibo, e in generale il degrado dell’habitat. Oltre, ovviamente, al traffico marittimo che nel Mediterraneo è tra i più intesi al mondo.
E’ dunque necessario, in caso di avvistamento, osservare il codice di condotta che prevede, ad una distanza di 300 metri tra la barca gli animali, di non avvicinarsi né da davanti né da dietro. In ogni caso, è fondamentale mantenere un minimo di 100 metri di distanza a meno che non siano gli animali ad avvicinarsi all’imbarcazione. Va poi sempre mantenuta una rotta parallela a quella degli animali e non superare mai i 5 nodi di velocità di navigazione.
Quando ci si trova a 100 metri di distanza, il motore va mantenuto in folle, inoltre è necessario spegnere eco-scandagli e fishfinder.
Nel caso di un gruppo di animali marini, questi non vanno mai separati tra di loro. Nella fascia dei 300 metri dal cetaceo può trovarsi una sola barca, che dovrà lasciare il posto ad eventuali altre imbarcazioni in attesa dopo 15 minuti.
Ricordarsi, infine, di segnalare eventuali avvistamenti sul sito “Cetacei FAI attenzione!”
Codamozza al largo di San Lorenzo al Mare, in una foto dell’Ing. Joska Melzian Di Lionardo