Cup liguri, Linea Condivisa: «La riapertura è una beffa»

25 giugno 2020 | 12:36
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Cup liguri, Linea Condivisa: «La riapertura è una beffa»

«Sportelli chiusi e prenotazioni solo telefoniche. Ma Viale e Alisa tacciono»

Genova. «Come avevamo già denunciato, dallo scorso 22 giugno le prenotazioni Cup sono nuovamente attive. Ma con la beffa: perché le prenotazioni possono essere richieste solo telefonicamente. Gli sportelli sono chiusi. Peccato che l’assessore Viale abbia evitato accuratamente di avvisare i cittadini su questa limitazione del servizio. Risultato: tanta gente in queste ore è in attesa davanti alle strutture senza alcuna ragione; con enormi disagi sia per le persone in coda sia per gli operatori che devono far fronte alle proteste dei cittadini. Ma la cosa gravissima è che non si possono effettuare proprio le prenotazioni per cui le persone si sono recate al Cup». Lo spiega il capogruppo di Linea Condivisa Gianni Pastorino, vicepresidente della commissione sanità, commentando l’ennesimo disservizio del sistema sanitario territoriale in questo tentativo di ripartenza post-covid.

«Oggi scopriamo c’è anche tutta la partita dei ticket. Alcune prestazioni, come quelle legate al rilascio delle patenti speciali (che riguardano gli ultrasettantenni, i disabili, o coloro che hanno subito il ritiro per vari motivi), non possono essere pagate né in banca né ai totem, ma solo di persona agli sportelli Cup. Che, come abbiamo visto, sono chiusi. Se però l’utente non paga, le prestazioni necessarie non vengono erogate – puntualizza Pastorino -. Peccato che Alisa, che dovrebbe coordinare tutte le ASL per volontà del presidente Toti, non abbia affrontato il problema. Quindi all’utente viene fissato l’appuntamento della visita per la patente, ma se si presenta senza il pagamento del ticket (che non può pagare), la visita non viene erogata. Insomma: la retorica di Toti-Viale ci racconta di una sanità sempre sulla breccia, ma i fatti ci raccontano una realtà completamente diversa, con enormi disagi per gli utenti e per i lavoratori mandati allo sbaraglio».