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In spiaggia sì, ma non a prendere il sole. I paradossi del dpcm che mandano in tilt i sindaci

5 maggio 2020 | 11:12
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In spiaggia sì, ma non a prendere il sole. I paradossi del dpcm che mandano in tilt i sindaci

Tra FAQ incomprensibili e rete di ordinanze, i cittadini sono sempre più confusi e comprensibilmente arrabbiati

Sanremo. Che il miglior amico del Covid-19 siano gli assembramenti sembra ormai chiaro: non è necessaria una laurea in Medicina per capire che il rischio di contagio sia maggiore dove maggiore è la presenza di persone, magari pure vicine tra di loro e chissà, in alcuni casi anche malate pur senza saperlo. Uno starnuto di troppo, in quest’ultimo caso, potrebbe contagiare più cittadini, a loro volta “untori” inconsapevoli. Potrebbe dunque essere questo il ragionamento alla base del divieto di prendere il sole in spiaggia.

Sì, perché mentre è consentito praticare attività motorie e sportive, quelle ludico-ricreative sono vietate, anche sul bagnasciuga. Questo dice il dpcm. E allora, per spiegare ai cittadini cosa possono o non possono fare, i sindaci hanno emesso le più diverse ordinanze, cercando di fare chiarezza, ma arrivando in certi casi a fare (non volendolo) ancora più confusione.

Se a Ventimiglia il sindaco Gaetano Scullino ha aperto le spiagge a tutti, concedendo ai bagnanti di tuffarsi e poi crogiolarsi al sole, ovviamente mantenendo le dovute distanze di sicurezza per creare assembramenti, così non è, ad esempio, a Camporosso e Sanremo. I due Comuni hanno letto il dpcm in maniera più rigorosa: la nuotata si può fare, perché è una attività motoria-sportiva, prendere il sole invece no, in quanto rientra nella categoria ludico-ricreativa. Insomma: i più freddolosi possono restare a casa, gli altri si armino di coraggio, si lancino in acqua e poi, una volta usciti un’asciugata veloce e via a casa.

C’è anche chi, come il sindaco di TaggiaMario Conio ha tagliato la testa al toro, vietando pure i bagni al mare tanto si sa, che chi nuota, poi sulla spiaggia ci deve tornare e molto spesso (almeno nella norma, soprattutto quando il caldo non è quello di luglio e agosto) si crogiola al sole magari per più ore. «Non è il tempo per i bagni e nemmeno per prendere il sole», ha detto Conio, mettendo la parola fine alla discussione.

Ma quello della spiaggia non è l’unico paradosso del dpcm. Anzi, del dpcm unito alle spiegazioni date dal Governo stesso al decreto del premier. «Si può uscire per fare una passeggiata?», si legge tra le FAQ (domande frequenti) nell’apposita pagina internet del ministero. La risposta è un vero capolavoro: «Si può uscire dal proprio domicilio solo per andare al lavoro, per motivi di salute, per necessità (il decreto include in tale ipotesi quella di visita ai congiunti, vedi FAQ), o per svolgere attività sportiva o motoria all’aperto. Pertanto, le passeggiate sono ammesse solo se strettamente necessarie a realizzare uno spostamento giustificato da uno dei motivi appena indicati. Ad esempio, è giustificato da ragioni di necessità spostarsi per fare la spesa, per acquistare giornali, per andare in farmacia, o comunque per acquistare beni necessari per la vita quotidiana, ovvero per recarsi presso uno qualsiasi degli esercizi commerciali aperti (vedi FAQ). Inoltre, è giustificata ogni uscita dal domicilio per l’attività sportiva o motoria all’aperto. Resta inteso che la giustificazione di tutti gli spostamenti ammessi, in caso di eventuali controlli, può essere fornita nelle forme e con le modalità consentite. La giustificazione del motivo di lavoro può essere comprovata anche esibendo adeguata documentazione fornita dal datore di lavoro (tesserini o simili) idonea a dimostrare la condizione dichiarata. In ogni caso, tutti gli spostamenti sono soggetti al divieto generale di assembramento, e quindi all’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza minima di un metro fra le persone».

Il massimo livello si raggiunge però nella risposta alla domanda «Chi sono i congiunti che è consentito incontrare?». Bene, leggendo tra le FAQ si legge, che oltre a «parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge)», possiamo ritenere «congiunti» e quindi incontrare fuori dalla nostra abitazione anche «i coniugi e i partner conviventi», che a rigor di logica, se sono coniugi e partner conviventi già incontriamo anche restando a casa.

La speranza è che le linee guida per la stagione balneare ormai alle porte e per la riapertura di locali e stabilimenti balneari siano chiare e di univoca interpretazione: si eviterebbero tanti equivoci e fraintendimenti per tutti.