Fase 2, gestione di smaltimento dei Dpi da parte di attività produttive: CNA scrive ai Comuni della provincia di Imperia

«Se gestiti come rifiuti speciali, aggraverebbero ancor di più i bilanci già fortemente affaticati delle imprese»
Imperia. «CNA Imperia ha scritto ai Comuni della provincia per richiamare l’attenzione verso un significativo
problema che si sta via via diffondendo tra le imprese coinvolte nella riapertura, quello dello smaltimento dei rifiuti costituiti dai Dispositivi per la protezione individuale» – afferma Luciano Vazzano, segretario territoriale.
«Secondo quanto stabilito dall’Ordinanza della Regione Liguria n. 29/2020 del 16 maggio u.s., i cosiddetti DPI utilizzati nell’ambito di attività produttive diverse dalle attività sanitarie andrebbero conferiti e gestiti secondo le usuali modalità seguite per la gestione dei rifiuti speciali». E continua, «L’Ordinanza, tuttavia, attribuisce ai Comuni la possibilità di assimilare tali dispositivi usati ai rifiuti urbani, a scopo cautelativo considerati indifferenziati, così come già stabilito per le utenze domestiche, attraverso l’emanazione di propri Regolamenti, secondo quanto previsto dall’art. 198 del D.Lgs n. 152/2006».
«Qualora si considerassero i DPI utilizzati per l’attività lavorativa come assimilabili agli urbani, e questo sarebbe giustificabile sia da un punto di vista qualitativo sia quantitativo, le modalità di smaltimento potrebbero sicuramente essere non solo più facili da gestire, ma soprattutto non comporterebbero un ulteriore adempimento, operativo e finanziario, a carico dei produttori del rifiuto.
La nostra Associazione ha pertanto rivolto un appello a tutti i Sindaci della Provincia di Imperia affinché intervengano ed esercitino il suddetto potere derogatorio, in considerazione del grave momento di crisi che le nostre attività stanno affrontando, che si ritiene non debbano essere costrette ad assumere ulteriori oneri economici, in una situazione purtroppo già estremamente compromessa» – ha concluso Vazzano.
In ulteriore analisi, oltre all’aggravio economico, si è evidenziato che qualora i DPI usati venissero definiti “rifiuti speciali”, seguirebbero le misure di smaltimento dettate dal D.Lgs n.152/2006, con il disagio di poter tenere presso la propria attività il rifiuto anche per 12 mesi, esponendo quindi dipendenti e titolari ad un potenziale rischio per la salute.