Ex candidato sindaco di Imperia ancora in carcere, parla la madre: «Liberate Carlo Carpi»

20 maggio 2020 | 12:27
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Ex candidato sindaco di Imperia ancora in carcere, parla la madre: «Liberate Carlo Carpi»

«Sono preoccupata per la sua salute». Con lo “svuota-carceri” ai domiciliari anche i mafiosi

Imperia. «Io sottoscritta dott. Maria Gabriella Tassara voglio con il presente comunicato stampa informare l’opinione pubblica sulla situazione di mio figlio Carlo Carpi che si trova detenuto presso la Casa Circondariale di Genova Marassi dal 1 luglio 2019 per scontare una pena di un anno e 10 mesi di reclusione a seguito di una condanna della Corte di Appello di Torino per i reati di calunnia, diffamazione e stalking».

Inizia così la lunga lettera di Maria Gabriella Tassara, madre dell’ex candidato sindaco di Imperia e Sanremo Carlo Carpi.

«Carlo è laureato in Economia e Commercio – scrive la donna – E’ un imprenditore affermato ed è anche impegnato in politica, come molti senza dubbio lo ricorderanno, essendosi recentemente candidato sindaco a Sanremo e Imperia con una lista civica. Sono molto preoccupata perché sebbene l’Italia sia colpita da una grave emergenza sanitaria che si manifesta in modo ancora più evidente all’ interno delle carceri (dove non è possibile mantenere la distanza di un metro tra detenuti prescritta dalla legge), la magistratura continua a rigettare tutte le sue richieste di misure alternative alla detenzione, compresa l’esecuzione della pena presso il domicilio prevista dalla legge 199/2010 (cd. “svuota carceri”)».

Aggiunge la madre: «Preciso che mio figlio ha un domicilio idoneo e una attività lavorativa dimostrata con documenti e che sono molto perplessa nel vedere scarcerati e trasferiti agli arresti domiciliari centinaia di boss mafiosi pluri-omicidi e responsabili di reati molto gravi e alcuni condannati all’ergastolo ex art.41 bis, quando invece Carlo è stato condannato esclusivamente per reati di opinione e per una forma di stalking determinata da pochi incontri avvenuti tutti a Genova in zone di pubblico passaggio dove mio figlio si recava quotidianamente per motivi di lavoro ed uno avvenuto in un centro sportivo che lui solitamente frequentava nei pressi dell’allora sua abitazione (la pena per lo stalking è di soli due mesi con riferimento alla sanzione complessiva)».

«Inoltre – conclude la donna – mi preme sottolineare che il Tribunale di Sorveglianza continua ad attribuire rilevanza alle valutazioni dello psicologo dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia che addirittura ha diagnosticato a mio figlio un disturbo bipolare della personalità, quando invece l’equipe psichiatrica che presta servizio nel penitenziario medesimo ha in seguito escluso ogni disturbo di natura psichiatrica ritenendo che Carlo sia completamente sano e rifiutando la sua presa in carico da parte del Centro di Salute Mentale proposta dalla Direzione del Carcere Sono veramente molto preoccupata per la salute di mio figlio anche perché il Procuratore Generale della Corte di Cassazione ha invitato i colleghi delle Corti di Appello a chiedere la scarcerazione per tutti i detenuti che devono scontare meno di tre anni di reclusione e quindi non mi spiego perché Carlo che dovrebbe scontare ancora meno di un anno sia ancora in carcere».