Covid19, arma a doppio taglio per economia ed istruzione

Un’analisi nazionale e provinciale degli effetti del Coronavirus a livello economico e scolastico
Sanremo. Con una dispersione scolastica che in punti percentuali oscilla dal 22 al 27,1 %, secondo i dati Istat relativi al 2017, la provincia di Imperia rischia di essere tra i territoti più travolti dalla crisi, non solo economica ma anche educativa, causata dalla pandemia di Covid-19.
Lo dimostra un rapporto realizzato dall’istituto di ricerca 40 dB in collaborazione con Save the Children, che lo ha commissionato e pubblicato.
Una domanda frequente, che accompagna ormai da diversi mesi la nostra quotidianità, é «Come l’emergenza legata all’epidemia del Covid-19 ha cambiato la nostra vita?» e l’analisi di Save The Children “Riscriviamo il Futuro. L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa” ha provato a dare alcune risposte, includendo un sondaggio “L’Infanzia in Isolamento”, realizzato dal 22 al 27 Aprile dall’istituto di ricerca 40dB su un campione di oltre 1000 bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni con rispettivi genitori.
Stando a tale rapporto il Covid-19 è stata la più grande crisisanitaria dal dopoguerra, costringendo a un lockdown nazionale che ha avuto effetti negativi, oltre che a livello economico, anche in ambito scolastico: un forte impatto su bambini e famiglie, con il rischio di aumentare la povertà economica ed educativa.
L’aumento della disoccupazione, stimato dal Fondo Monetario Internazionale per il 2020 al 12,7%, e la conseguente riduzione della capacità economica delle famiglie, rischiano di aumentare considerevolmente l’incidenza della povertà educativa tra i ragazzi e un aumento della dispersione scolastica, la quale già mostrava tendenze negative nell’intera nazione prima della crisi. Nei mesi del lockdown gli insegnanti, i dirigenti scolastici e gli attori sociali ed educativi nelle comunità, hanno cercato di garantire una continuità allo sviluppo e all’apprendimento degli studenti, avvalendosi delle tecnologie ed effettuando una didattica in remoto, con lo scopo di salvaguardare il diritto all’istruzione. Purtroppo questi sforzi non possono sostituire completamente l’azione educativa in loco, basata sulla relazione, sull’accoglienza e sull’organizzazione della vita dei ragazzi. Se, analizzando il rapporto di Save the Children, pensiamo che in Italia il 42% dei ragazzi vive in case affollate e senza spazi adeguati allo studio, che il 12,3% vive in abitazioni prive di dispositivi elettronici quali computer o tablet (quasi il 20% nel sud) e che il 57% di coloro che dispongono di tali tecnologie devono comunque condividerle con le famiglie è facile constatare che la maggior parte degli sforzi fatti per raggiungere gli stuenti con la didattica a distanza sono spesso vanificati dalle condizioni abitative di questi ultimi.
Altro elemento significativo è sicuramente il fatto innegabile che la scuola italiana sia giunta a questa emergenza impreparata sul fronte della didattica a distanza, sia a livello di preparazione dei docenti stessi che a livello di capacità degli studenti di saper usufruire di tale opzione.
Poichè, già prima dell’emmergenza sanitaria, il nostro paese registrava percentuali di deprivazione economica e materiale dei minori tra le più alte d’Europa e livelli di povertà educativi molto alti, il rischio è quello di vedere nei prossimi anni un’impennata in negativo dei numeri, dovuto proprio all’effetto di un lungo periodo di crisi che, oltre ad aggravare coloro che già vivevano in condizioni socio-economiche precarie, rischierebbe anche di travolgere coloro che non vivevano situazioni di deprivazione.
Analizzando il fenomeno nella provincia di Imperia e quindi riducendo il nostro oggetto di analisi da nazionale a provinciale, stando ai dati dell’Istat dell’anno 2017, possiamo constatare che la nostra provincia è una delle più colpite dalla dispersione scolastica, con una percentuale che oscilla dal 22 al 27,1 %. La più alta in tutta la Liguria, classificandosi nel fanalino di coda delle altre province italiane che invece presentano una media del 14%, senza neanche raggiungere l’obiettivo stabilito dall’Unione Europea che consiste nel ridurre la soglia al di sotto del 10% entro il 2020.
La situazione dell’imperiese è unica nel suo caso all’interno del territorio settentrionale, paragonabile solo con alcune province del Sud come Napoli, Bari, Crotone, Catania, Ragusa e con la maggior parte delle province sarde.
Si tratta di ragazzi dai 18 ai 24 anni che si limitano solo al conseguimento della licenza media per poi abbandonare gli studi, nonostante l’imperiese, rispetto al contesto nazionale e soprattutto al contesto meridionale, stando ai dati delle Invalsi (anno 2018-19), presenti degli indicatori soddisfacenti riguardo l’offerta ed i risultati scolastici, registrando un 16,6-18,9%. Percentuale coerente con le altre province della Liguria, fatta eccezione per La Spezia che registra dei dati migliori (12,6- 16,4 %)
Proprio per questo motivo la nostra provincia ha un rischio educativo medio, a differenza delle altre realtà liguri che invece presentano un rischio moderato, e richiede quindi di rafforzare gli sforzi per combattere la povertà educativa dei ragazzi ed evitare che la crisi sanitaria peggiori la situazione.