Coronavirus, l’allarme della Croce Rossa di Imperia: «Poveri più che raddoppiati in due mesi»
Lunghe code per il ritiro dei pacchi spesa: disoccupati, precari, stagionali e chi lavorava in nero. Le storia della mamma che non riusciva più a dare la carne ai figli
Imperia. Cresce in maniera esponenziale nel capoluogo la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti, medicine a domicilio, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese quotidiane.
«Dall’inizio della pandemia– spiega il presidente della Croce Rossa Comitato di Imperia Giuseppe Giannattasio – siamo passati da distribuire il pacco spesa a 130 persone a 350. Chi sono i nuovi poveri? Persone che prima svolgevano piccole attività, stagionali, precari, chi lavorava a chiamata e non ha la famiglia alle spalle. Ci sono anche famiglie con bambini piccoli. E non siamo i soli in città a svolgere queso tipo di servizio, c’è un pool che riunisce diverse associazioni, più la Caritas, la San Vincenzo, altri Enti di solidarietà».
La distribuzione, grazie ai volontari della Cri, molti i giovani e giovanissimi, avviene tutti i martedì e i giovedì dalle 8.30 alle 10.30. Occorre mettersi in fila con la mascherina e distanziati.Vengono preparate borse spesa con riso, pasta, latte, carne in scatola, prodotti a lunga conservazione e per la prima infanzia. Ogni utente ha diritto a un pacco al mese, ma in caso di necessità il periodo viene accorciato, mentre frutta e verdura, per lo più offerte dai supermercati, si possono ritirare due volte alla settimana. Latte, formaggi, carne vengono conservati in una cella frigorifera. Il tutto vene sanificato.
«Martedì scorso – prosegue Giannattasio – abbiamo distribuito 100 pacchi la coda arrivava fino a metà di via Trento a un certo punto. Bisogna aggiungere che per chi non può venire si muovono due equipaggi che fanno servizio a domicilio. Dobbiamo ringraziare le donazioni, anzi invitare i cittadini a continuare a farle e le forniture che ci arrivano dalla Croce Rossa nazionale. Tutto il personale e i volontari sono sottoposti a test sierologici».
Ai precari, ai piccoli artigiani che sono andati ad ingrossare le fila dei nuovi poveri vanno aggiunti i lavoratori in nero, in particolare gli assistenti familiari, le badanti, per la maggior parte sudamericani che non avendo tutele sono diventate le principali vittime del lockdown.
«Abbiamo un data base – spiega il presidente del Comitato di Imperia della Cri – grazie al quale ogni utente viene registrato in base al codice fiscale e vengono riportati i prelievi di borse. Ma c’è anche chi tenta di fare il furbo, magari marito e moglie che vengono due volte o chi prova a falsificare l’indirizzo. Se ci sono esigenze specifiche interveniamo».
Si ricorda qualche episodio che l’ha toccata particolarmente? «Prima di Pasqua – quando parlando con una persona che chiedeva come potesse fare per ricevere un aiuto ho capito che c’erano dei bambini. La donna me lo ha confermato confidandomi che quest’anno non si sarebbe potuta permettere di acquistare l’uovo pasquale per i suoi bambini. Allora ci siamo attivati e siamo riusciti a procurare a questa famiglia 5 uova, tanti quanti erano i bambini e 2 colombe. Un altro episodio toccante che riguarda i bambini, riguarda una madre che non si era più potuta permettere di dare la carne ai figli. Avevamo in magazzino una fornitura donataci dalla macelleria di un supermercato. Siamo andati di notte a consegnare due confezioni di polpette e di fettine», racconta con la voce rotta dall’emozione Giuseppe Giannattasio.
«Ringrazio tutti cittadini, i supermercati, la Croce Rossa nazionale che ci stanno aiutando – conclude Giannattasio – ma anche le associazioni e li invito a continuare a darci una mano».