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Ventimiglia, migrante rischia di morire triturato. I netturbini: «Ecco come lo abbiamo salvato»

30 aprile 2020 | 17:44
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Ventimiglia, migrante rischia di morire triturato. I netturbini: «Ecco come lo abbiamo salvato»

Il racconto di Luca Colombo e Davide Bagalà: «Avvolto tra coperte e rifiuti, impossibile vederlo»

Ventimiglia. «Il camion era acceso, abbiamo sentito un urlo e il mio collega ha immediatamente azionato il tasto di emergenza che ha spento il meccanismo». E’ ancora incredulo, Luca Colombo, uno dei due due operatori ecologici della Docks Lanterna che stamane, intorno alle 5,45, ha trovato un migrante, un pachistano di 21 anni, in Italia dal 2015, in un cassonetto della spazzatura di passeggiata Trento Trieste a Ventimiglia.

Dipendente dal 2015 per l’azienda che gestisce l’igiene urbana nella città di confine, Luca era insieme al collega Davide Bagalà.

«Davide è il conducente del camion, io sono un raccoglitore – racconta -. Avevamo svuotato il bidone nel compattatore del camion, uno dei mezzi più grandi che abbiamo in azienda. La pala era in movimento e stava comprimendo i rifiuti. A quel punto abbiamo sentito gridare. Ovviamente con il rumore del camion era impossibile capire da dove provenisse il suono. Anzi, subito abbiamo pensato che fosse qualche residente, che urlava dalla finestra, disturbato dai rumori: è una cosa che succede spesso».

Fortunatamente, però, nonostante l’incertezza, Bagalà ha immediatamente spento camion e macchinario. «A quel punto si è sentito un secondo urlo – continua Luca Colombo -. E’ stato in quel momento che abbiamo capito che proveniva dall’interno». I due netturbini guardano nel cassone e vedono l’uomo. «Abbiamo iniziato a tirare fuori la spazzatura, gettandola a terra, per liberarlo – racconta Colombo – Nel frattempo ho chiamato il 112 chiedendo aiuto».

Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco del distaccamento di Ventimiglia e la polizia. «Per fortuna la pala del compattatore si è fermata a metà, altrimenti lo avrebbe tagliato a metà – aggiunge l’operatore ecologico -. Forse è riuscito a salvarsi perché non era alto ed era molto magro. Ma la compressione che ha subito è stata fortissima».

Prima di svuotare il cassonetto dei rifiuti, Luca, come sempre, ha guardato dentro: «Controlliamo un bidone alla volta per vedere che non ci siano rifiuti da smaltire in altro modo. Spesso, ad esempio, la gente getta copertoni delle auto che non possono finire nel camion. Avevo appena guardato e c’erano delle coperte, ma sopra c’erano anche diversi sacchi di immondizia». L’uomo era avvolto nelle coperte e in una rete, come quelle da pesca.

«Speriamo che quell’uomo si salvi – aggiunge Colombo, a nome anche del suo collega -. Quando lo hanno tirato fuori era cosciente, parlava francese, ci chiedeva scusa. Abbiamo notato però che perdeva sangue dalle orecchie e la nostra paura è che abbia riportato un’emorragia interna».

Lo straniero è stato accompagnato in codice rosso di massima gravità all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure: non è in pericolo di vita. A ricostruire l’esatta dinamica di quella che poteva essere una tragedia sarà la polizia. Gli inquirenti dovranno capire se l’uomo aveva da solo scelto il cassonetto come giaciglio o se, nell’ipotesi più cruenta, qualcuno lo abbia avvolto tra rete e coperte e poi gettato nell’immondizia. Una pista, questa, che appare remota visto che il giovane non presentava altre ferite se non quelle compatibili con la compressione. Per escluderla completamente, però, gli agenti dovranno prima sentire il pachistano, non appena verrà dimesso dalla struttura ospedaliera.