Taggia Calcio, il mister dei giovanissimi Roberto Santamaria si racconta

23 aprile 2020 | 16:29
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Taggia Calcio, il mister dei giovanissimi Roberto Santamaria si racconta

«É giustissimo che lo sport si sia fermato. Anzi, a mio parere, lo avrebbe dovuto fare già prima. Il coronavirus ha stravolto tutte le nostre abitudini, per tornare alla nostra vita di prima restiamo a casa!»

Taggia. Il mister dei giovanissimi del Taggia Calcio Roberto Santamaria si racconta all’interno della rubrica “A tu per tu con..” della società.

Prima di fare l’allenatore sei stato anche calciatore?

«Carriera è una “parola grossa”, ma nel mio piccolo qualcosina ho fatto. Ero un terzinaccio dai piedi non troppo educati, ruvido e deciso se era necessario, ma sempre leale. Come mi han sempre detto, picchiavo ma con il sorriso! Sono orgoglioso, infatti, di un mio record personale: non essere mai stato espulsoDai Pulcini agli Allievi ho fatto tutte le trafile del settore giovanile dell’Argentina Arma. Poi ho avuto la fortuna di fare una stagione nella Beretti della Sanremese, quando la stessa era in C/1, disputando un campionato nazionale ed affrontando avversari come Stroppa e Costacurta. Finita l’esperienza matuziana sono ritornato ad Arma dove mi dividevo tra prima squadra e Under. In seguito ho cominciato a “girare” e giocare al Santo Stefano, Polisportiva Arma ‘85, Sanremese e Pietrabruna, sempre tra promozione e terza categoria. L’ultimo mio ritorno ad Arma è stato per giocare nell’Arma-Taggia, nata dalle fusioni delle 3 società del Comune. A 23 anni, dopo la rottura del crociato, ho preso la decisione di smettere con il calcio giocato e di intraprendere la carriera di istruttore di settore giovanile, termine che preferisco rispetto ad allenatore. In questa nuova mansione nel mondo del calcio cerco di metterci tutta la passione che mi hanno trasmesso tutti i miei mister che vorrei ricordare dal primo all’ultimo: Nino Martini, Roberto Cicognini, Marcello Pallini, Sandro Cerri, Corrado Angeloni/Fulvio Castelluzzo, Claudio Pignotti, Remo Bianchi, Ezio Caboni, Marco Corradi, Franco Goso, Ernesto Ganzerli, Luigi Cichero, Danilo Graglia, Beppe Strumia, Pino Fichera ed Ettore Gazzano, sperando di non aver dimenticato nessuno».

Oltre al calcio hai altri hobby?

«Non sono proprio hobby ma ho la passione dei viaggi e della buona cucina condivise entrambe con mia moglie».

Squadra del cuore?

«Facile! La più forte: Juventus».

Giocatore del cuore?

«Ho parecchi giocatori del cuore, soprattutto anti-divi (tipo Marocchino, Caricola, ecc.) ma ne nomino solo uno nel quale mi rivedevo per il temperamento: Paolo Montero».

Altri sport che segui?

«Praticamente li seguo un po’ tutti, anche il curling con la sua “pentola a pressione”»

Sei un mister “social”?

«Direi di sì! Stando con i ragazzi è giusto condividere le loro passioni. Ti permette di entrare maggiormente nella loro “dimensione” e di comunicare più facilmente».

Discorso serio, cosa pensi della situazione Coronavirus?

«Ammetto che all’inizio, come forse tanti, ho “sottovalutato” il pericolo pensando che da noi non sarebbe potuto mai arrivare. Ora, invece, sto vivendo la situazione cercando di seguire il più possibile le buone norme da assumere per cercare di uscirne al più presto e con meno perdite umane possibili. Sicuramente ha stravolto tutte le nostre abitudini ma, a maggior ragione, per tornare alla nostra vita di prima seguiamo, compatibilmente con gli impegni di ognuno, lo slogan che tutti stiamo cercando di condividere… restiamo a casa!»

É giusto che lo sport si sia fermato e secondo te finiranno i campionati?

«É giustissimo che lo sport si sia fermato. Anzi, a mio parere, lo avrebbe dovuto fare già prima. Sulla conclusione dei campionati, premesso che tante persone (presidenti, dirigenti) fanno grossi sacrifici per gestire e far andare avanti una società, voglio però ribadire e sottolineare una cosa. Il valore primario sopra ogni cosa è la nostra vita: quindi, prima la sicurezza, poi lo sport».

Sei un allenatore che usa più il bastone o la carota con i tuoi ragazzi?

«Credo che non sia la questione di bastone o carota, con i ragazzi bisogna essere principalmente “veri”, loro ti analizzano subito e sanno se stare con te o no. Quindi direi che uso spesso la carota in quanto con loro sono un giocherellone, un fratello maggiore, ma quando c’è da fare le cose seriamente, se serve so usare anche il bastone, anzi la mazza».

Dai un consiglio ai tuoi ragazzi riguardo al calcio

«Più che consigli, sono dei principi che cerco di trasmettere ai ragazzi. La prima cosa sicuramente é l’educazione e il rispetto in quanto gli ricordo sempre che qualcuno andrà avanti nel mondo del calcio ma tutti in futuro saranno persone adulte, quindi impariamo prima a diventare uomini e poi a giocare a calcio. Invece più strettamente legato al calcio cerco di fargli amare questo sport facendogli capire che nulla è regalato quindi, con serietà e determinazione in ciò che si fa si possono ottenere dei risultati e la frase “non ce la faccio” non esiste! Ma la cosa più importante che gli dico è divertiamoci!! E come mi ha sempre detto un mio mister… si chiama “gioco del calcio”, quindi usciamo dallo spogliatoio e giochiamo!!».