Sanremo, meno servizi per il Comune e stop del mercato dei fiori. Amaie Energia verso la cassa integrazione dei netturbini
La società partecipata dal Comune intenzionata ad alleggerire i costi sfruttando la leva dei lavoratori in malattia
Sanremo. Meno servizi per conto del Comune e quindi meno soldi nelle casse della società, Amaie Energia – participata di Palazzo Bellevue che si occupa principalmente della raccolta differenziata – va verso la cassa integrazione di parte del proprio personale dipendente. La decisione è stata comunicata informalmente all’interno dell’azienda e sta generando un vero polverone tra gli operatori ecologici che rischiano di vedersi “confinati” temporaneamente a casa con stipendio decurtato.
Stando a quanto emerso, la municipalizzata sta scontando dall’inizio dell’emergenza un netto calo delle entrate dovuto sia ai mancati introiti derivanti dalla gestione del mercato dei fiori che al minor contributo che il Comune eroga in suo favore per servizi resi alla città. Da quando il Covid-19 ha imposto un cambio delle abitudini di tutti noi, si sono andate complicando anche le condizioni di lavoro di quei mestieri indispensabili, come i netturbini, fatto che avrebbe messo Amaie Energia di fronte a un consistente problema di conti e di personale a disposizione. Motivo per cui il Cda guidato dall’avvocato Andrea Gorlero ha convocato i sindacati per fare il punto sulle misure di prossima adozione.
Quel che si palesa è la cassa integrazione per un numero imprecisato di dipendenti. Ed è questo il dettaglio che sta scuotendo gli animi dei lavoratori. Quanti saranno quelli che rimarranno a casa con stipendio ridotto? Ma sopratutto quali sono stati i servizi che Amaie Energia non ha più svolto in favore del Comune? E ancora, come si giustifica la cassa integrazione per dipendenti assunti a tempo indeterminato quando la stesso datore di lavoro si avvale di agenzie interinali?
Sarebbe interessante capire anche quanti sono i netturbini rimasti in servizio, visto che gli ecopunti più grossi e il point del Palafiori dove venivano consegnati i sacchetti con il microchip sono chiusi anche per la mancanza di personale, con tanti utenti che lamentano la carenza dei kit per il conferimento e i minori passaggi porta a porta. Di questo dato ne è dimostrazione l’aumento della quota dell’indifferenziato che il municipio sta conferendo in discarica dall’inizio di marzo.
E poi c’è il capitolo di chi in malattia vorrebbe andarci ma non rientra nelle patologie previste dal decreto Conte che paragona i soli malati cronici, immunodepressi e malati oncologici agli ospedalizzati, garantendo loro stipendio pieno fino al 30 aprile. In queste ore si sta assistendo a diverse richieste di malattie dovute ad altri problemi (mal di schiena, diabete, affaticamento i più comuni). Quanti lavoratori mancheranno nel giro dei prossimi mesi? E questi potranno tornare a lavorare una volta finito il periodo di malattia? Altre domande che costituiscono un’incognita da non sottovalutare visto che “la raccolta della rumenta” è un servizio pubblico indispensabile, a maggior ragione in tempi d’emergenza sanitaria.