Coronavirus, Stefano Roggerone (Cia): «La nostra olivicoltura è ferma al palo»

14 aprile 2020 | 13:29
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Coronavirus, Stefano Roggerone (Cia): «La nostra olivicoltura è ferma al palo»
Coronavirus, Stefano Roggerone (Cia): «La nostra olivicoltura è ferma al palo»
Coronavirus, Stefano Roggerone (Cia): «La nostra olivicoltura è ferma al palo»

«Le aziende hanno un drammatico bisogno di liquidità»

Imperia. «L’olivicoltura è assolutamente ferma al palo. Le nostre aziende che sono per la maggior parte di piccole dimensioni si rivolgono a un mercato inattivo da un mese che è quello dei piccoli negozi e dei ristoranti. Ma anche quelle medie offrono un prodotto di nicchia che nella grande distribuzione è penalizzato. E’ difficile che la gente in un momento come questo acquisti olio extravergine Taggiasca o Dop, preferisce risparmiare scegliendo prodotti più a buon mercato. Anche la vendita diretta ai turisti  è, naturalmente, azzerata».  Stefano Roggerone, presidente provinciale Cia-Agricoltori italiani di Imperia, traccia un quadro tutt’altro che rassicurante della situazione in cui versa l’olivicoltura in provincia, un settore che vanta centinaia di piccole e medie aziende e migliaia di addetti.

In questi giorni di paura e speranza l’olivo è forse la pianta dal significato più eloquente in un contesto che ha bisogno di ricominciare, di ripartire…

All’orizzonte si profila dal punto di vista agronomico una stagione buona dopo quella così così dello scorso anno. Il rischio è quello di trovarsi tra qualche mese con i magazzini pieni di invenduto con un conseguente e drammatico calo dei prezzi.

Ora si può nuovamente andare a curare gli ulivi anche se più distanti 200 metri dalla propria residenza

Per fortuna i lavori per la maggior parte erano già stati realizzati prima dell’epidemia. Il problema sarà successivo, quando si profilerà la campagna olearia. Se non ci sarà liquidità per pagare gli addetti e con il mercato fermo non so quanti si azzarderanno ad assumere personale. Un altro rischio è quello dell’abbandono della campagne che in questi anni sono state faticosamente recuperate. Abbiamo bisogno che la gente ritorni a consumare, bisogno di liquidità.

Iniezione di liquidità e ammortizzatori sociali possono essere sufficienti? 

I lavoratori a tempo determinato hanno usufruito dei 600 euro, gli altri no. Essendo la maggior parte delle nostre aziende di piccole dimensioni con fatturato entro i 100mila euro, potranno usufruire dei prestiti, del  25 per cento, senza dover affrontare troppe pastoie burocratiche. Almeno ce lo auguriamo.