Da Confindustria Imperia un richiamo a interventi urgenti per difendere il made in Italy: «Ci aspettiamo molto per il turismo»

17 aprile 2020 | 20:47
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Intervista a Barbara Amerio per fare un punto anche sul settore della nautica. «Puntiamo sul porto di Sanremo, speriamo che gli imprenditori non cambino idea»

Sanremo. «Bene il decreto del governo sulla liquidità alle aziende ma ci aspettiamo un impegno maggiore sul turismo e sulla difesa del made in Italy». A dirlo è la presidente di Confindustria Imperia Barbara Amerio, ospite dello spazio dedicato all’emergenza coronavirus.

Apriamo quest’intervista con un commento sulla nomina del neo eletto presidente nazionale Carlo Bonomi, un nuovo corso partito all’insegna della richiesta di tornare presto a produrre: «Un augurio di buon lavoro al nuovo presidente che si trova ad assumere la carica in un momento molto delicato per il nostro Paese. Ripartire è importante tanto quanto rispettare l’esigenza di protezione dei nostri lavoratori».

Cosa dicono i dati provenienti dalle imprese della provincia di Imperia alla luce di queste settimane di emergenza?

«Bisogna dire che il decreto ha imposto il fermo della maggior parte delle nostre aziende. Abbiamo seguito con i sindacati le richieste dell imprese e al momento contiamo 130 domande per un totale di circa 3000 richieste di cassa integrazione. Non è un dato finale perché va sommato con le domande presentate direttamente dai datori di lavoro e va integrato con i numeri sulle casse in deroga. Per quanto riguarda le chiusure è presto per parlarne. Teniamo presente che arrivavamo da un momento di ripresa importante, da un Festival che ci assicurava nei numeri un anno eccezionale. Invece dobbiamo fare i conti con un -73% nella cancellazione delle presenze. Sul turismo ci aspettiamo molto di più dal governo di quanto fatto finora».

Arriviamo al settore della nautica, che la vede in prima linea con il Gruppo Permare, qual è il polso della situazione?

«Fino a quando non si aprirà di nuovo alla navigazione non si potrà parlare di una ripartenza vera e propria. Dovremo farci trovare pronti per la ripartenza, non dimentichiamoci del mercato dell’usato, dei charter, di tutta la filiera, settori bloccati anch’essi. Se non si dovesse ripartire nel 2020, si salterà alla stagione del 2021, ciò significherebbe troppi mesi che devono passare con aziende a cui mancherebbero gli incassi di quest’anno. Stiamo premendo l’acceleratore per salvare queste realtà che contribuiscono al Pil nazionale in maniera importante».

Come saranno reinterpretati eventi tipo il salone nautico di Genova?

«Saranno saloni nuovi, dove si dovranno rispettare le distanze, contingentati nei numeri. Stiamo studiando percorsi dedicati per comparti. E’ evidente che non possiamo aspettarci che riprenda tutto come prima».

Arriviamo allo sviluppo dei porti turistici nella nostra Riviera dei Fiori, teme ripercussioni sui progetti di Ventimiglia e di Sanremo?

«Ventimiglia è già quasi terminato per cui ci aspettiamo quanto prima l’inaugurazione. Su Sanremo speriamo che non cambino idea gli imprenditori. E’ un progetto su cui noi di Confindustria puntiamo molto. Non ce ne sono molte in Italia di opere di quel tipo. Se pensiamo a cosa ha portato a Cannes il porto nella città, sarà una svolta non solo per il porto in sé ma per tutto l’indotto.

Cosa ne pensa dell’iniezione di liquidità che il governo ha messo in piedi attraverso il sistema bancario?

«Il decreto è interessante. Ci sono vari scaglioni di accesso e credo che la parte confindustriale delle aziende sia proiettata sul secondo e terzo scaglione che va da 800 mila a 5 milioni di euro. Si tratta di vedere le tempistiche delle istruttorie, che siano tempi abbastanza veloci, che non si formi un collo di bottiglia. Al momento si parla di tre mesi o anche più per l’ottenimento della pratica. Posso dire che quasi tutte le aziende da noi seguite ne faranno richiesta, quindi speriamo che ci sia un plafond sufficiente. Anche i tassi non sono certi, dipenderanno dalla fascia di rating delle società.

Sappiamo già che alcune banche considerano il fatto di prendere il debito vecchio e ristrutturarlo un’operazione data da questa possibilità. Come Confindustria mettiamo a disposizione i nostri consulenti per dare una lettura obiettiva di quelle che sono le offerte bancarie e pensiamo a convenzioni per garantire ai nostri associati offerte vantaggiose».

Export e turismo, cosa ci aspetta nel prossimo futuro?

«Dobbiamo fare un’azione promozionale rispetto ai nostri prodotti, un’azione forte che risalti il made in Italy, sinonimo di qualità. Siamo come tutti gli altri Paesi vittime di questa pandemia. Non credo che l’alimentare e il lusso possano portare una flessione sull’export sui Paesi che sono abituati ad acquistare. Aspettiamo che siano promosse campagne in giro per il mondo per ricordare che i nostri prodotti sono i migliori.

Relativamente al turismo, forse è necessario cercare di incentivare quello proveniente da altre parti d’Italia, andare oltre le classiche Piemonte e Lombardia. Cerchiamo di attrarre altre regioni anche attraverso gemellaggi. Il 60% del nostro turismo è basato sulla stagionalità estiva e vi siamo alle porte: speriamo che si sblocchi qualcosa. Dovremo, forse, cambiare l’offerta, proponendo bollini di qualità sulla sanificazione degli ambienti, per garantire le sicurezza di viaggiatori e turisti, per scongiurarne le paure».