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Il gruppo ArcheoNervia: «A Rocchetta Nervina altare sacrificale e menhir rivolti verso il sole il giorno di solstizio d’inverno»

10 marzo 2020 | 09:23
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Il gruppo ArcheoNervia: «A Rocchetta Nervina altare sacrificale e menhir rivolti verso il sole il giorno di solstizio d’inverno»
Il gruppo ArcheoNervia: «A Rocchetta Nervina altare sacrificale e menhir rivolti verso il sole il giorno di solstizio d’inverno»
Il gruppo ArcheoNervia: «A Rocchetta Nervina altare sacrificale e menhir rivolti verso il sole il giorno di solstizio d’inverno»

«Per ammirarli basta compiere un’escursione lungo il tratto della mulattiera che dal paese costeggia il Rio Barbaira»

Rocchetta Nervina. Scoperti un altare sacrificale e un menhir rivolti a mirare il sole il giorno del solstizio d’inverno.

«Compire una escursione lungo il tratto della mulattiera che dal paese di Rocchetta Nervina costeggia il Rio Barbaira colonizzato da uliveti in compagnia del gorgoglio delle acque limpide che danzano festose mentre scorrono veloci tra le rocce per poi assumere il color smeraldo quando esauste si riposano nei laghetti, si prova sempre una sensazione di pace e di benessere che scatena forti emozioni. Se poi con occhi allenati capita di scoprire tra gli alberi e le emergenze rocciose un menhir e una roccia altare sacrificale, monumenti di un nostro illustre passato che ci ricordano che furono i cacciatori pastori del Neolitico, i primi ingeneri della storia a tracciare l’ossatura della mulattiera, al ritorno, nel riannodare i fatti del giorno viene spontaneo pensare di aver trascorso una giornata meravigliosa da incorniciare.

Il menhir di cm. 168 di altezza a forma piramidale, si trova eretto nel luogo di quella che era in origine in una scarpata, poi ridisegnata dell’uomo con fasce coltivate a oliveto. Tenuto conto che il monolite è stato ricavato da un blocco di arenaria molto friabile, sorprende il fatto che non sia stato distrutto per ricavarne pietre per costruire i muri a secco ma forse la causa è da ricercare nel lontano ricordo rimasto della sacralità del menhir sopravvissuta attraverso i secoli nel mondo contadino.

A lato del menhir colpisce la roccia altare sacrificale con vaschetta di cm. 33 di diametro utile contenere il sangue e le interiora degli animali che venivano sacrificati nei giorni che precedevano il solstizio d’inverno, quando il sole sembrava scomparire nelle tenebre per propiziare il suo ritorno alto nel celo per dare luce e calore e nuova vita sulla terra» – spiega Andrea Eremita del gruppo ArcheoNervia.