Giro di prostituzione all’ex Piper di Sanremo: il processo si chiude con quattro condanne e una assoluzione

3 marzo 2020 | 17:07
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Giro di prostituzione all’ex Piper di Sanremo: il processo si chiude con quattro condanne e una assoluzione
Giro di prostituzione all’ex Piper di Sanremo: il processo si chiude con quattro condanne e una assoluzione
Giro di prostituzione all’ex Piper di Sanremo: il processo si chiude con quattro condanne e una assoluzione
Giro di prostituzione all’ex Piper di Sanremo: il processo si chiude con quattro condanne e una assoluzione
Giro di prostituzione all’ex Piper di Sanremo: il processo si chiude con quattro condanne e una assoluzione

Accolta la tesi della Procura: «Giovani costrette a prostituirsi sotto minaccia, violenza e percosse»

Imperia. Il tribunale collegiale di Imperia, presieduto dal giudice Donatella Aschero, con a latere i giudici Francesca Minieri e Antonio Romano, ha pronunciato quattro condanne e una assoluzione nei confronti dei cinque imputati nel processo per induzione e sfruttamento della prostituzione all’ex Piper di Sanremo. Sono stati condannati: Stefano Amanzio (7 anni e 8 mesi di reclusione, 1500 euro di multa), Giovanbattista Di Fuccia (5 anni e 6 mesi, 1000 euro di multa); Pasquale Galantuomo e Gianna Patrizia Negretti (4 anni e 4 mesi, 750 euro di multa). Assolto per non aver commesso il fatto Paul Darmanin.

Si è chiuso così, il filone del processo, nato da un’inchiesta dell’allora sostituto procuratore Roberto Cavallone relativo a un giro di droga, estorsioni e sfruttamento della prostituzione da parte di una presunta organizzazione malavitosa che avrebbe preso di mira anche alcuni porteur (procacciatori di clienti) del Casinò di Sanremo, tre dei quali sarebbero stati costretti a versare parte dei loro compensi, per continuare a lavorare. Mentre per i reati di tentata estorsione, spaccio di droga, ricettazione, furto e detenzione di armi gli imputanti erano già stati condannati, la sentenza odierna è relativa ai reati di induzione e sfruttamento della prostituzione: reati che sarebbero avvenuti nell’ex night club Piper di via Roma. Il processo era stato suddiviso in due filoni quando gli avvocati della difesa avevano chiesto una rogatoria (la richiesta che un’autorità giudiziaria rivolge ad altra autorità per il compimento di un atto istruttorio relativo a un procedimento che si svolge innanzi a essa) per ascoltare una delle donne citate dal collaboratore di giustizia A. S., considerato teste chiave del processo. Per non allungare i tempi del procedimento, il processo era così stato suddiviso in due parti e quando la donna, ex compagna del pentito, è stata chiamata a testimoniare, ha negato di essersi mai prostituita.

Il pubblico ministero Antonella Politi, al termine di una requisitoria in cui ha ricostruito i fatti basandosi sul contenuto di intercettazioni telefoniche, aveva chiesto cinque condanne: le più pesanti, 4 anni e 6 mesi di reclusione, oltre al pagamento di 1500 euro di multa, per Stefano Amanzio, Giovanbattista Di Fuccia e Pasquale Galantuomo; 3 anni e 6 mesi, e 1000 euro di multa, per Paul Darmanin; 3 anni e 800 euro di multa per Gianna Patrizia Negretti.

«Stasera, se non fai le consumazioni nel privé ti spacco la faccia», si sente in una conversazione telefonica avvenuta tra Pasquale Galantuomo e una delle giovani prostitute, quasi tutte ventenni romene. In un’altra, Di Fuccia parlava con una ragazza che diceva di voler lavorare. A lei l’imputato aveva dichiarato che avrebbe fatto «il massaggio per far raddrizzare c…i. E non solo il massaggio». Per sottolineare la durezza con cui venivano trattate le giovani donne, il pm ha letto un’altra intercettazione: una conversazione tra Galantuomo e una ragazza che diceva di non poter lavorare perché stava male. «Ho la febbre, ho vomitato», dice la donna. Ma l’uomo è irremovibile: «Devi andare a lavorare subito, è sabato – dice -. Ti mangi una bustina di zucchero, ti fai una doccia e vai a lavorare». Galantuomo parla anche di una multa da 400 euro che la prostituta avrebbe dovuto pagare se avesse saltato il giorno di lavoro.

«Minacce, violenze, percosse, limitazione delle libertà personali: questo il clima in cui vivevano le ragazze – ha detto il magistrato – Semirecluse in un alloggio che Di Fuccia chiamava “bunker” e che si trovava in via degli Inglesi, dietro al Casinò di Sanremo. Questo pm ritiene che i fatti siano stati pienamente provati».