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Coronavirus, M5s: «Con il test a pagamento la Giunta fa un regalo ai privati»

24 marzo 2020 | 16:26
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Coronavirus, M5s: «Con il test a pagamento la Giunta fa un regalo ai privati»

«Sono test che individuano eventuali anticorpi nel sangue, che si presentano se si è stati in contatto con il virus. Non sono quindi i tamponi»

Genova. «È su tutti i giornali, la decisione di A.Li.Sa, il famoso carrozzone della Sanità ligure, di dare autorizzazione ad attività private di eseguire i test per il Coronavirus. Sono test che individuano eventuali anticorpi nel sangue, che si presentano se si è stati in contatto con il virus. Non sono quindi i tamponi» – dichiara la capogruppo regionale Alice Salvatore.

«Siamo alle solite. La Sanità ligure vuole delegare a pagamento, un valore, quello della salute pubblica, ai privati. Non è bastato vedere cosa vuol dire gestire un’emergenza sanitaria eccezionale quando si sono smantellati ospedali, posti letto, medici, infermieri, OSS. Non sono ancora paghi della loro voglia di regalare il nostro futuro alla gestione privata. È ormai chiaro a tutti, o almeno così pensavo, che è sbagliato delegare al privato azioni e responsabilità del pubblico, dello Stato, che deve avere come obiettivo la salute pubblica e non il profitto» – dice.

«Il test che A.Li.Sa ha regalato al privato non viene effettuato gratuitamente, anzi ha un costo che parte da 100 euro a test. Oltre a non essere giusto per motivi epidemiologici, vi riporto alcuni pareri di medici che anche oggi stanno lavorando in prima linea per difendere la nostra salute» – afferma.

«Una ricerca generalizzata non è utile ora che l’epidemia è diffusa, perché non si può più contenere isolando i positivi. E la ricerca di anticorpi, che sono le difese immunitarie con cui l’organismo combatte l’agente patogeno, pare ancora più inutile: si viene a conoscenza che un soggetto è stato infettato (tempo passato). Utilità per combattere l’epidemia? Francamente non ne vedo» – spiega ad esempio Sandro Sanvenero.

Chiara anche la posizione di Elio Giuliani, medico di famiglia, secondo cui: «Noi medici di famiglia siamo in prima linea con 3 mascherine che sembrano quelle di Carnevale, un paio di guanti e null’altro che ci protegga. La sera torniamo a casa rischiando di infettare i nostri cari. Siamo come un esercito di fanteria destinati al sacrificio. Ma si deve sapere che se ci fermiamo per malattia o decesso come si sta purtroppo tragicamente verificando (9%), decine di migliaia di pazienti si riverseranno sui Pronto Soccorso degli ospedali perché rimarrebbero senza assistenza. Per cui bisogna pensare a organizzare uno sbarramento sanitario per i pazienti cosiddetti borderline».

«Insomma, mi sembra chiaro, anche alla luce di questi pareri, che sia tutto fatto in un’ottica individualista, per fornire un servizio a chi può permetterselo e starsene con l’anima in pace, quindi un servizio inutile alla collettività» – aggiunge Salvatore.

«Ma le risorse umane dei lavoratori privati convenzionati andrebbero invece meglio indirizzate per fare le analisi dei tamponi presso le strutture pubbliche! Invece che impiegarle per questo lavoro di élite. Non riusciamo a fare i tamponi a tutto il personale sanitario perché mancano i reagenti e le persone nei laboratori a fare analisi. Il personale dei privati convenzionati dovrebbe dunque essere messo a disposizione del pubblico per fare queste analisi!.

Sembra surreale, ma pur nella tragedia più grande che stiamo vivendo la brama di privato ad alcuni proprio non passa. E questo deve far pensare tutti noi: pensare a cosa vogliamo per il futuro», conclude Salvatore.