Coronavirus, l’associazione Florovivaisti Italiani: «Il settore rischia il collasso»

11 marzo 2020 | 18:56
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Coronavirus, l’associazione Florovivaisti Italiani: «Il settore rischia il collasso»

Tra i maggiori produttori in Italia c’è la regione Liguria

Genova. L’associazione dei Florovivaisti Italiani chiede al Governo un’attenta riflessione sulle ripercussioni di ulteriori restrizioni nel Nord Italia per tutta la filiera della produzione di piante in vaso e fiori recisi.

«La questione sanitaria è di primaria importanza per il Paese – dichiara il presidente dell’associazione Aldo Alberto – e per questo motivo le nostre aziende si sono dimostrate responsabili, tutelando con strumenti di protezione individuale tutti i dipendenti».

«Riteniamo, tuttavia, necessario che le istituzioni, prima di prendere qualsiasi provvedimento, pongano attenzione agli effetti di una chiusura totale delle Regioni del Nord per il settore florovivaistico, che per sua specificità ha una stagionalità molto breve e concentra quasi il 90% del suo fatturato fra i mesi di marzo e maggio» – prosegue Alberto.

«Un blocco totale del Nord Italia, massimo bacino di utenza per il comparto, porterebbe al collasso tutta la produzione, con la necessità di un ricorso agli ammortizzatori sociali per la maggior parte dei lavoratori del settore. L’associazione teme anche una crisi del sistema bancario, che finanzia la quasi totalità degli investimenti nel settore agricolo e florovivaistico» – aggiunge il presidente dell’associazione Florovivaisti Italiani.

«Il settore florovivaistico rappresenta in Italia il 5% della produzione agricola totale e si estende su una superficie di quasi 30 mila ettari, e conta 23 mila aziende e 100 mila addetti, di cui 15 mila coltivano fiori e piante in vaso e 8 mila sono vivai. Il comparto vale circa 2,5 miliardi di euro, di cui il 55% va attribuito ai prodotti vivaistici (alberi e arbusti). In Europa, le aziende florovivaistiche contano un fatturato di oltre 20 miliardi di euro e l’Italia, vale il 15% della produzione comunitaria. Tra i maggiori produttori in Italia c’è la regione Liguria, seguita da Toscana, Campania, Sicilia e Puglia» – afferma.